Attenti a Smara, Sanguanel e ai loro amici
C’è il “serpente galletto”, biscione che rizza sulla testa una cresta da gallo, capace di pietrificare seduta stante chiunque abbia la ventura di guardarlo: «Proprio come accaduto a una donna nella leggenda del badalisch della Val Morel di Belluno, che rimase immobile sino al rintocco dell’Ave Maria». E c’è la “caccia selvadega”: masnada di cani invisibili, spiriti di uomini uccisi, il cui apparire nelle notti sante tra Natale e l’Epifania, tra latrati demoniaci, era annuncio di catastrofe e morte. E ci sono le “anguane”: donne di grotte e di sorgente, amano la danza e il canto notturno, in genere hanno piedi caprini. La loro regina Etele vive nella montagna spaccata di Recoaro, mentre a Malo aiutano il mago Sabin a rapire le ragazze per farne streghe. E poi la famosa “Smara”, «incubo del bellunese e di Castelfranco, sottoforma di strega capace di farsi piccola da infilarsi nelle fessure della porta e sedersi sul letto del dormiente», ma della quale ci si può fare beffe mettendo una bottiglia d’acqua sul comodino, per mettere in fuga la streghetta incontinente.
Seguendo le ricostruzioni di Roberto Frison - studioso della mitologia veneta - ci si imbatte in un mondo di fate, streghe, elfi, gnomi, draghi: uguali in molte parti del mondo, eppure qui così “veneti”. Un glossario delle figure misteriose e leggendarie, curioso (sempre) e utile (anche) se si decide di immergersi nel festival del mistero.
Così “Massariol”, o “Mazariol”, «è un essere legato al legno, come il tarlo. Di giorno si confonde tra la gente, trasformandosi in vecchietto o bambino: quando qualcuno “ha la parola sulla punta della lingua”, gliel’ha rubata lui».
I più sono dispettosi: come “Sanguanel” o “salvanelo”, «silvano dispettoso dei boschi simile ad un folletto che spaventa le mucche nelle notti illune facendole correre verso il burrone: è l’uomo con la fascina in spalla che si vede sulla luna». E le infide “fade”: «Fate immortali, amiche dell’orco, banchettano con gli animali notturni mangiando uomini», si ritrovano seguendo le tracce dei loro “anelli delle fade”, creati danzando a cerchio: in Val di Squaranto (Lessini) c’è la loro casa. A colle Scotton di Colfosco si riunivano invece le streghe per i loro Sabba, come sul Monte Puz e alla Piazza del Diavolo sulle vette feltrine. Poi c’è il “Pesarol”, «incubo sottoforma di folletto che si mette sullo stomaco dei pastori mentre dormono, togliendo loro il fiato: non c’è rimedio nel prevenirlo, ma si può cacciare svegliandoli e facendolo rotolare giù dal letto con un forte manrovescio». Mitologia di ieri e di oggi, nelle ricostruzioni di Roberto Frison. Così nelle storie misteriose venete ci si imbatte anche nel “Drago Tarantasio”, «nato dalle carni putrefatte di Ezzelino III da Romano, leggenda vuole esser stato decapitato per mano di Uberto Visconti, che lo mise nello stemma di famiglia: è il biscione milanese della Fininvest, dell’Inter, dell’Alfa Romeo ed è anche il cane dell’Agip». (r.d.r.)
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