Auto, si guideranno da sole Parola del “genio” Faggin
PADOVA. «Ci metteranno dieci anni in più di quel che dicono, ma le auto che si guidano da sole funzioneranno. E cambieranno l’ecosistema dei trasporti»: parola di Federico Faggin, l’italiano più...

MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - FEDERICO FAGGIN ALL'ORTO BOTANICO
PADOVA. «Ci metteranno dieci anni in più di quel che dicono, ma le auto che si guidano da sole funzioneranno. E cambieranno l’ecosistema dei trasporti»: parola di Federico Faggin, l’italiano più famoso della Silicon Valley. Vicentino di nascita, Faggin si è laureato a Padova nel 1971, in Fisica. Poco dopo ha realizzato “4004”: il primo microprocessore al mondo, che di fatto ha dato il via alla rivoluzione informatica. Ieri è intervenuto all’auditorium dell’Orto Botanico, in occasione dell’incontro conclusivo del Digital Meet (di cui
il mattino di Padova
è stato media partner), ricordando le principali tappe del suo percorso e la sua recente ricerca sulla natura della consapevolezza, con l’obbiettivo di sviluppare un modello che unifica mente e materia. «La mia prima esperienza», racconta, «è stata alla Olivetti, dove mi occupavo di calcolatori. Avevo 19 anni, ad un certo punto il mio capo ebbe un grave problema di salute e mi delegò un lavoro di cui si stava occupando: quando tornò, avevo completato tutto e realizzato il mio primo calcolatore».
Un ragazzino prodigio, che non si smentì durante l’esperienza universitaria: «Della parte ingegneristica mi sembrava di sapere già abbastanza, allora decisi di iscrivermi a Fisica, perché volevo capire a fondo come funziona il mondo. Del periodo padovano ho un ricordo bellissimo, tranne del primo anno: arrivai a gennaio, in ritardo, e della prima lezione di analisi ricordo solo di non aver capito niente». Con un po’ di fatica, poi, si è rimesso in carreggiata e ad ottobre del quarto anno ha conquistato la laurea con lode. All’epoca i corsi universitari duravano quattro anni (non cinque) ma laurearsi a ottobre del quarto anno, per di più in Fisica, non era da tutti. Inutile dire che trovò presto lavoro: prima alla Intel, che oggi tutti conosciamo. «Ma loro fabbricavano microprocessori per vendere memoria e c’era molto di più», racconta oggi Faggin. «Così dopo anni di lotte per farmi ascoltare mi sono messo in proprio, e nel ’74 ho fondato la Zilog. Ammetto di avere un po’ il virus dell’imprenditore seriale: di aziende ne ho fondate tante, ma poi una volta lanciate preferisco trovare un amministratore delegato e passare la mano».
Con una ci ha provato anche in Italia, ma «poi è stata venduta agli austriaci». Nel 1986 Faggin fondò e diresse la Synaptics, ditta che sviluppò i primi Touchpad e Touch screen. Negli ultimi anni si è concentrato sullo studio delle reti neurali e sulla consapevolezza: «Tutto viene dalla materia, dice la fisica, e allora io continuavo a chiedermi: riuscirò mai a fare un computer consapevole? Dopo lunghe ricerche ho capito che la consapevolezza è un’esperienza da provare in prima persona, mentre la scienza agisce in terza persona. Oggi per la prima volta costruiamo strutture che imparano, le tecnologie di autoapprendimento dei computer realizzano oggi le speranze di trent’anni fa e nel tempo avranno un impatto fondamentale: una delle rivoluzioni più grosse riguarda le auto che si guidano da sole. Succederà senza che nemmeno ce ne accorgiamo, come è stato per la fotografia digitale».
Silvia Quaranta
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