Era annegato in piscina a soli sei anni: chieste cinque condanne

Christian Menin annegò nella piscina “Conca Verde” di San Pietro in Gu: la procura ha chiesto condanne fino a 18 mesi. Bagnina, gestori e genitori sotto accusa

Silvia Bergamin
Christian Menin aveva sei anni
Christian Menin aveva sei anni

 

Una giornata d’estate, una piscina piena di famiglie, e un bambino di sei anni che muore annegato sotto gli occhi – distratti, secondo l’accusa – di chi avrebbe dovuto vegliare su di lui.

A distanza di quasi quattro anni da quel tragico 9 agosto 2021, la morte del piccolo Christian Menin torna al centro della scena giudiziaria, con la requisitoria della Procura di Padova che ha chiesto condanne per cinque imputati. Un procedimento penale che mette a fuoco responsabilità distribuite tra gestione dell’impianto, vigilanza e custodia genitoriale. La tragedia si consumò nella piscina del centro sportivo “Conca Verde” di San Pietro in Gu.

Ora, la procura chiede un anno e sei mesi di reclusione per Michela Campana, 45 anni, di Bassano, responsabile dell’impianto, ritenuta la figura chiave per la mancanza di adeguate misure di sicurezza. Un anno per Maya Serraglio, 26enne di Bressanvido, bagnina in servizio quel giorno, accusata di non aver sorvegliato con sufficiente attenzione l’area della vasca.

A entrambe è contestato l’omicidio colposo. Stessa imputazione per i genitori del piccolo Christian, Emanuele Menin e Lisa Toniato, originari di Limena, per i quali sono stati richiesti quattro mesi di reclusione ciascuno. La Procura li considera colpevoli di omessa custodia: avrebbero perso di vista il figlio in un contesto dove la vigilanza era, sì, responsabilità altrui, ma non esclusiva.

Unica richiesta di assoluzione, invece, per il bassanese Diego Poletto, 47 anni, direttore-coordinatore degli assistenti bagnanti. Pur ricoprendo un ruolo di coordinamento, la sua posizione non sarebbe legata all’omessa vigilanza diretta. È stato lui, durante il dibattimento, a raccontare di essere intervenuto solo dopo il recupero del corpo da parte della bagnina.

Quel giorno, mentre decine di persone affollavano l’impianto, nessuno si accorse che Christian stava annegando. Forse era sceso da solo nella vasca per adulti, forse ha perso l’equilibrio: fu visto galleggiare a faccia in giù. I soccorsi furono immediati ma inutili.

Il bambino fu dichiarato morto alle 14.20 all’ospedale di Padova. L’autopsia ha confermato il decesso per annegamento. Scartata l’ipotesi iniziale di un gioco finito male, la dinamica ricostruita dagli inquirenti punta il dito su negligenze umane e organizzative. I tecnici della difesa hanno sostenuto che la struttura fosse a norma, ma sarà il giudice a stabilire il peso di ogni responsabilità. La sentenza è attesa entro fine estate. 

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