Bandito della mala del Brenta dilaniato dalla bomba pronta per la cassa continua

Massimo Trovò, 49 anni, di Campolongo Maggiore, morto in un supermercato Coop in Toscana. Nel 2009 era stato arrestato per una serie di colpi a Padova e provincia

CAMPOLONGO MAGGIORE. Lo hanno identificato grazie all’impronta di un dito di una mano, rimasta integra anche dopo la potente esplosione. Massimo Trovò, 49 anni, di Campolongo Maggiore, dove abitava in via Lova, è morto mentre cercava di fare saltare la cassaforte di un supermercato Coop a Dicomano, in provincia di Firenze. Un paese di poco più di 5 mila anime dove Trovò era arrivato sicuramente con altri complici della Riviera del Brenta, compagni di mille assalti a bancomat, prima con l’acetilene e ora con la polvere pirica.

Trovò è morto mentre stava posizionando la piastra esplosiva che doveva servire a sventrare la cassaforte, mentre i complici lo aspettavano fuori. Ma qualcosa è andato storto e la piastra è esplosa mentre lui era ancora sul posto. L’esplosione lo ha colpito in pieno e quando i carabinieri sono arrivati al supermercato era a terra dilaniato mentre i complici erano spariti.

Non aveva documenti con sè Massimo Trovò, e solo attraverso un dito, l’unico rimasto integro, i carabinieri di Firenze sono riusciti a dare un nome a quel cadavere. L’identità del bandito morto è stata subito comunicata ai militari del Reparto operativo di Venezia e della Compagnia di Chioggia. A quel punto sono scattate le perquisizioni in alcune abitazioni della Riviera del Brenta e a casa dello stesso Trovò. È stato in questo modo che i parenti hanno appreso la notizia della sua morte.

Iniziate anche indagini sui possibili complici, da qui altre perquisizioni e appostamenti in zona in attesa che qualcuno ritornasse all’”ovile”. Ma in questi casi difficilmente pregiudicati di spessore come quelli che frequentava Trovò commettono l’errore di farsi trovare a casa. Le indagini puntano in direzione di vecchie conoscenze delle forze dell’ordine e che sono considerate ancora vicine al bandito della “mala del Brenta”.

Il fatto che sia morto facendo saltare un bancomat in Toscana fa pensare che Trovò possa avere a che fare anche con due assalti avvenuti venerdì nelle province di Arezzo e di Lucca.

Negli ultimi anni quando i malavitosi della Riviera del Brenta sono andati in trasferta per compiere rapine o assalti a bancomat, venivano affiancati da pregiudicati appartenenti a gruppi di sinti, i cosidetti giostrai.

Fino a un anno fa, Trovò apparteneva a una “batteria” che privilegiava l’uso dell’acetilene per aprire bancomat e casse continue. Da quando banche e supermercati utilizzano rilevatori di gas per proteggere i piccoli forzieri i banditi sono passati all’utilizzo della polvere pirica. Infatti i rilevatori quando registrano la presenza di acetilene dentro piccoli forzieri fanno scattare un impianto che li riempie di anidride carbonica e impedisce al gas di esplodere. Ecco allora che i banditi sono passati all’utilizzo delle piastre esplodenti.

Massimo Trovò aveva la “mano” giusta, riconosciutagli dall’intera mala veneta, tanto da essere uno tra i primi a saper dosare l’acetilene nei bancomat e a usare la polvere pirica. Secondo gli investigatori dopo l’esperienza con la banda di Felice Maniero, Trovò, muratore, aveva cercato un nuovo capo in grado di organizare i colpi. Si era unito a Patrizio Desolei e Nicola Benvegnù, di Legnaro. Insieme avevano fatto il terzetto giusto, capace di fare scoppiare almeno una trentina di bancomat. L’ultimo era stato quello del Billa di via Facciolati, a Padova, l’8 febbraio 2009: un periodo d’oro per la banda che in dieci giorni aveva fatto saltare le casse o i bancomat dell’Eurospar di Padova (19 gennaio), dell’Unicredit di Saonara (21gennaio), dell’Unicredit di Terranegra (24 gennaio), del Credito cooperativo di Arzergrande (il 2 e il 7 febbraio) e alla Carive di Fiesso (4 febbraio). Una banda che era organizzata al punto da potersi permettere due colpi a distanza di pochi giorni, come ad Arzergrande. Subito dopo il “botto” di via Facciolati, la banda fu bloccata a bordo di una Renault Scenic da due auto dei carabinieri.

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