Bcc, dalla fusione Annia e Veneziano tagli su costi e lavoro

PADOVA. Cinque province, 114 comuni: è questa la macro-area dove opererà la nascenda Bcc frutto della fusione tra Banca Annia e Bcc del Veneziano. Le province sono Padova, Rovigo, Ferrara, Treviso e...
Di Eleonora Vallin

PADOVA. Cinque province, 114 comuni: è questa la macro-area dove opererà la nascenda Bcc frutto della fusione tra Banca Annia e Bcc del Veneziano. Le province sono Padova, Rovigo, Ferrara, Treviso e Venezia. Il piano industriale è stato inviato a Bankitalia il 2 agosto, e porta la firma di Francesco Borga, presidente della bcc del Veneziano.

La fusione per incorporazione deliberata a luglio, con decorrenza dal 2017, creerà una banca da oltre 300 dipendenti, 41 sportelli e 8.554 soci per 1,7 miliardi di raccolta complessiva.

E' Bankitalia che preme per la fusione. Banca Annia nel 2015 ha già incorporato la bcc del Polesine. Bcc Veneziano invece, da circa un anno, è tornata all'operatività dopo il commissariamento che si è concluso a fine 2014. L'operazione prevede una contestuale cessione di 6 sportelli e 30 dipendenti dell'area Veneto Est al credito cooperativo Pordenonese, con trasferimento di 939 soci, diminuzione della compagine sociale della Bcc del veneziano e di una quota di capitale: 419 mila pari al 20%. Il personale, complessivamente, sarà ridotto di 50-60 unità, esodi compresi.

Ma il piano industriale presenta delle criticità e la banca che uscirà dalla fusione potrebbe avere un equilibrio economico precario considerando che per raggiungere nel 2017 un utile operativo di soli 900 mila euro è necessario ridurre i costi operativi rispetto al 2016 di oltre il 33%: da 47,9 a 34,8 milioni. Ciò sarà possibile solo tagliando drasticamente il costo del lavoro sia in termini di riduzione del personale che si abbassamento degli stipendi.

Oggi Banca Annia è una bcc debole dal punto di vista economico e ciò lo si ricava non solo dal fatto che nel 2016 si stima un utile irrisorio di circa 260 mila euro, ma dal fatto che oggi ha un tasso di copertura delle sofferenze e degli incagli (inadempienze probabili) basso: 40,1 (44,3 post fusione). Il che significa, spiegano gli esperti, che «se rettificasse come la media del sistema (45%, ndr) e di altre bcc più solide uscirebbe con una perdita rilevante».

Non solo: dal piano industriale si evince che il miglioramento del tasso di copertura dei deteriorati nella banca che esce dalla fusione è posto interamente in capo alla bcc di Venezia, con una penalizzazione di quest'ultima nel processo di fusione.

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