Beni di Borile e Chinaglia annullato il sequestro

La Cassazione ha azzerato il provvedimento e lo ha rinviato al tribunale di Rovigo Erano stati vincolati 3,3 milioni nell’indagine sul fallimento di Padova Tre
MALAGOLI..CONSIGLIO COMUNALE PIOVE DI SACCO..Stefano Chinaglia cons MALAGOLI..CONSIGLIO COMUNALE PIOVE DI SACCO
MALAGOLI..CONSIGLIO COMUNALE PIOVE DI SACCO..Stefano Chinaglia cons MALAGOLI..CONSIGLIO COMUNALE PIOVE DI SACCO

ESTE. Sequestro preventivo azzerato. La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio al tribunale del Riesame di Rovigo (competente quello locale quando si tratta di beni e non di persone) il provvedimento grazie al quale erano stati “messi i sigilli” a immobili e conti correnti dell’ex direttore di Padova Tre, Simone Borile, 47 anni di Battaglia Terme, e dell’ex presidente, Stefano Chinaglia, 51enne di Piove di Sacco. Sotto sequestro – per un ammontare di 3.294.252 euro pari al valore della Tap (Tributo ambientale provinciale, ora Tefa) riscosso da Padova Tre e mai girato all’ente Provincia di Padova – erano finiti la casa di Battaglia di Borile (per il 50 per cento), l’abitazione in montagna a Cinte Tesino e il 25 per cento delle quote di Lapis srl con una decina di conti correnti risultati vuoti; per quanto riguarda Chinaglia l’appartamento in cui vive a Piove e due auto.

Stop al sequestro. Accolti in pieno i ricorsi delle difese (gli avvocati Fiorella Mammana e Giorgio Gargiulo per il primo; l’avvocato Marco Miazzi per il secondo) che avevano impugnato il provvedimento, sollevando una decina di questioni tecniche relative alla normativa in tema di imposte locali. I legali avevano pure rilevato come gli oltre 3 milioni al centro dell’inchiesta non sarebbero finiti in tasca agli indagati in quanto impiegati per saldare crediti aziendali. Ora che succederà? Il tribunale del Riesame rodigino dovrà rivalutare tutto alla luce dei rilievi formulati dalla Suprema Corte indicati nelle motivazioni della pronuncia non ancora depositate.

L’inchiesta. Il sequestro era stato ordinato nell’ambito dell’indagine della procura polesana in seguito al fallimento di Padova Tre srl, multiutility controllata dal consorzio Padova Sud e concessionaria da parte di 52 Comuni della Bassa e del Piovese del servizio pubblico di raccolta nonché trasporto dei rifiuti. Dieci gli indagati (oltre Borile e Chinaglia anche Stefano Tromboni, Gaetano Battocchio, Giampaolo Mastellaro, Egidio Vanzetto, Alcide Nicchio, Angelo Donato, Gianmarco Rando e Patrizia Bazzi) per reati contestati a vario titolo: dal falso in atto pubblico (la predisposizione di piani economici finanziari “taroccati” con voci in entrata inferiori alle somme incassate) alla frode nell’esecuzione dei contratti di fornitura, dal peculato (l’impossessamento di una quota di Tap) all’emissione di fatture per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Ira e dell’Ires (altre tasse) e alle false comunicazioni sociali. A gennaio il procuratore Carmelo Ruberto ha chiuso le indagini, atto preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio. Richiesta che, finora, non c’è stata. Resta da vedere se, dopo l’annullamento della Cassazione, saranno modificate le accuse oppure la procura reclamerà il processo.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova