Bocciodromo nel degrado ora ci abitano le pantegane

La “gloriosa” struttura comunale in via Bronzetti abbandonata da quattro anni Le piste da gioco sono in rovina e nel bar vanno a dormire i senza tetto
Di Felice Paduano

SAVONAROLA. Sono, ormai, quattro anni che il bocciodromo comunale di via Pilade Bronzetti 33, a ridosso delle mura del '500, che, dall'altro lato, si affacciano su via Raggio Di Sole, è in stato di abbandono totale. Le quattro piste, dove una volta gli anziani del quartiere giocavano a raffa o a volo e scommettevano ombre a valanga sono diventate "reperti archeologici" e la sala bar è utilizzata anche come giaciglio notturno per le persone senza fissa dimora. Erbacce e rifiuti su tutti gli angoli dei 1583 metri quadrati, dove , specialmente alla notte, arrivano le pantegane giganti, che vivono nelle acque putride a ridosso delle mura, a pochi metri da Porta Savonarola. Negli anni passati il Comune ha anche emanato un bando di gara per cercare di far tornare lo storico bocciodromo agli antichi splendori, ma la gara è andata deserta ed a tutt'oggi non c'è alcuna prospettiva per la riapertura e la rinascita di quello che, nel corso degli anni, non è stato solo un impianto sportivo, dove giocavano a bocce anche i campioni Arturo Porrino, Armando Furlan, Mario Trivellato e Renzo Baesato, ma anche e specialmente un centro sociale, sia ricreativo che culturale, per anziani e per tanti giovani. Gioacchino Bragato, ex chef Al Pero e pittore, ha gestito il bocciodromo dal 1998 al 2001. «Quanta nostalgia, ma anche tanta rabbia nel cuore» Bragato «Come hanno fatto gli amministratori a tenere in questo stato il più popolare bocciodromo della città? La struttura di via Bronzetti deve essere ristrutturata in tempi brevi e va restituita alla città ed ai padovani già entro la fine della prossima estate. Qui non si giocava solo a bocce, ma ci si veniva anche per parlare di cultura, arte, di politica e, perché no, anche di sport, in particolare per commentare le partite del Calcio Padova. Più tempo passa e più sarà difficile togliere del degrado quello che resta del più antico bocciodromo della città. Negli anni in cui mi era stata assegnata la gestione, sia da Flavio Zanonato che da Giustina Mistrello Destro, lo tenevo aperto anche d'inverno. In estate tutti vi potevano accedere dalle 9 a mezzanotte, quando era frequentato anche da quelli che arrivavano in zona ad assaggiare le angurie mantovane dal fruttivendolo limitrofo Giovanni. Era festa ogni sera. Si veniva al bocciodromo anche per assaporare, con pochi soldi, i miei piatti abituali. Ossia fegato alla veneziana, nervetti, polpettine con pane e carne mista, pasta e fagioli, cotechino ed uova sode. Insomma, se il bocciodromo resterà nello stato attuale, perderemo per sempre uno degli angoli più belli e più caratteristici della vecchia Padova».

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