Bollette rifiuti gonfiate si prepara la battaglia per i consumatori

La Finanza stima dieci milioni di incasso indebito in due anni appena chiarita la situazione penale i cittadini potranno agire
Di Nicola Cesaro
Este (PD), 25.02.2016 ph. Zangirolami. Sede Consorzio Padova Sud-Padova Tre in via Rovigo 69. Nella foto:
Este (PD), 25.02.2016 ph. Zangirolami. Sede Consorzio Padova Sud-Padova Tre in via Rovigo 69. Nella foto:

ESTE. Bollette dell'immondizia gonfiate di dieci milioni in due anni, per formare una provvista di denaro che non si sarebbe poi fermata nelle casse della società incaricata di riscuotere i soldi dalle famiglie. Nelle ultime settimane i finanzieri hanno passato al setaccio i conti della società Padova Tre e, fra i tanti aspetti della gestione presi in considerazione, hanno analizzato i Pef - i Piani economico-finanziari - concordati con i Comuni per cui la società svolge il servizio rifiuti. Si tratta dell'elenco delle prestazioni che si impegna a svolgere e del corrispettivo da pagare, che possono variare da Comune a Comune. Sulla base dei Pef (ovvero di quanto ciascun Comune intenda spendere complessivamente per il servizio rifiuti) viene calcolata la tariffa a carico dei cittadini, pagata poi da ciascun contribuente in proporzione alla dimensione dell’alloggio, al numero dei componenti, all’attività svolta, alla quantità di servizi fruiti...

L'indagine ha fatto emergere in questi giorni una circostanza spiacevole: Padova Tre avrebbe emesso fatture - ovvero bollette dei rifiuti a carico degli utenti - per un importo che, sommandole tutte insieme, è superiore a quello indicato nel Pef del Comune di residenza. Finora la Finanza avrebbe calcolato cinque milioni di euro incassati in più del dovuto nel 2014 e altrettanti per il 2015: dieci milioni chiesti indebitamente ai cittadini.

Con una situazione ancora piuttosto confusa, già più di qualche cittadino vuole vederci chiaro e capire se, negli ultimi anni, è fra quelli che hanno sborsato con le proprie bollette somme oltre al valore dovuto. E ovviamente vuole sapere quanto gli sia costato questo “scherzetto”.

Le associazioni di difesa dei consumatori si stanno attivando. «Bisogna innanzi tutto chiarire bene i periodi di riferimento per evitare che si cada nella trappola dei tre anni che fanno scattare la prescrizione» spiega Roberto Nardo di Adiconsum «Il passo necessario da compiere è fare domanda di rimborso al consorzio di riferimento, spedendo la richiesta via posta con ricevuta di ritorno. Si chieda nella lettera che venga vista la propria posizione e venga quantificata l'eventuale spesa maggiorata». Nardo non crede nella possibilità di avviare una class-action: «È un iter costoso e lungo, ancora di più di un ricorso in commissione tributaria o presso il giudice di pace». L'invito è quello di rivolgersi comunque ai referenti delle associazioni per una consulenza: Adiconsum ad esempio si trova in Passeggiata Carmine a Padova, in via Santarello a Monselice o in via San Martino a Piove di Sacco.

«Balza chiaramente agli occhi che siamo di fronte a un truffa verso i cittadini» dice Mara Bedin di Federconsumatori «Fondamentale sarà aspettare l'esito giudiziario e valutare di chi siano le responsabilità, in quello che penso sarà un processo penale. Poi sarà possibile esporci anche come parte civile, eventualmente». Continua Bedin: «Un risultato positivo è già arrivato: difficilmente, nei prossimi anni, assisteremo a Pef falsati e gonfiati. Con tutta l'attenzione che ci viene messa ora, i cittadini finalmente si ritroveranno a pagare il giusto. Per il pregresso, come già detto, c'è da confidare nell'autorità giudiziaria attraverso la sede civile».

Altre associazioni attive su questo fronte sono Lega Consumatori, Codacons e Adoc, che hanno sportelli a Padova città.

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