Borgomagno, il degrado peggiora

Commercianti e residenti: "Il parco doveva essere recintato, ma ancora nulla"
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INTERVISTE DEGRADO BORGOMAGNO.
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INTERVISTE DEGRADO BORGOMAGNO.

PADOVA. Come prima, più di prima. Questo, in estrema sintesi, è il commento di residenti, commercianti ed esercenti in relazione al degrado presente sul cavalcavia Borgomagno, sia di giorno che di notte. Fotografia dal vivo alle 18 di lunedì appena passato. All'incrocio tra via Tiziano Aspetti e via Borgomagno, davanti al negozio di ortofrutta gestito dal bengalese Mohamed Helal e al locale di kebab “Chicken and Chips” stazionano minimo cinque spacciatori tunisini.

Tra questi i residenti in zona notano anche facce nuove. Sono tutti giovanissimi, che parlano in arabo. Nel boschetto limitrofo, anzi in quello che una volta era un giardino pubblico, bivaccano tre gruppi distinti. Quasi davanti al negozio di alimenti importati dall’Ucraina quattro ragazzi, tra cui due donne dell’Est Europa bevono sei-sette birre. Nel centro del giardino, ormai senza più erba, quattro nigeriani, con le bici in mano, attendono i clienti tossicodipendenti in arrivo dalla stazione.

Un altro plotone di spacciatori nigeriani bivacca sulla muretta che si affaccia su via Annibale da Bassano. «No» sottolinea il meccanico di biciclette Fabio Faggian «non è cambiato niente rispetto alla passato. Da quando i vigili stanno effettuando, giustamente, più controlli davanti la stazione, il cuore dello spaccio si è spostato a Borgomagno». Anche Gianfranco Zambon, il gommista titolare dell’omonima autofficina, è dello stesso avviso. «Gi spacciatori sono diventati più numerosi» dice il meccanico. « In giro noto tante facce nuove. Specialmente tra i magrebini. A questo punto non servono più i controlli tradizionali e gli arresti di rito effettuati dalle forze dell’ordine. È una tarantella che non risolve il problema alle radici. Mai come oggi è diventato necessario mettere in campo un’azione più approfondita e organica, orchestrata dalla polizia e Procura della Repubblica».

Anche Francesco Longhin, titolare dell’omonimo negozio di ferramenta, e Rosy Mandic, gestore del bar Marabù, il macellaio rumeno Ciprian Baciu, l’albergatore Lorenzo Marcolongo, il pensionato Daniele Cason e l’ex imprenditore Emilio Masiero sollecitano le istituzioni a far qualcosa per eliminare il degrado una volta per sempre.

«Poco tempo fa abbiamo letto sui giornali che il giardino pubblico sarebbe stato riqualificato e recintato» osserva Longhin. «Quando tale promessa della nuova amministrazione comunale diventerà realtà?»

Più cauto il commento di Masiero. «La colpa non è di Bitonci e né di Saia» sostiene l’ex gestore di varie discoteche. «A Borgomagno, rispetto ai tempi di Flavio Zanonato e di Ivo Rossi, qualcosa è cambiato. Ma cosa ci possono fare i nuovi amministratori se, nella nostra zona, arrivano sempre più delinquenti, tra i quali tanti sono irregolari?».

 

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