Borile, il "grillino" che non urla: «La politica ha stufato, ora tocca a noi»

Ecco chi è il candidato pentastellato per guidare Palazzo Moroni: «Siamo per la democrazia diretta e il bilancio partecipato»
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CANDIDATO 5 STELLE ALLA MENSA DEL PIOVEGO. SIMONE BORILE
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CANDIDATO 5 STELLE ALLA MENSA DEL PIOVEGO. SIMONE BORILE

PADOVA. Nel Movimento Cinque Stelle sembra un po’ un “marziano”: non urla, ha modi gentili, convince con le sue argomentazioni e non con gli slogan. Simone Borile rappresenta la novità nella novità. Eppure 108 militanti pentastellati duri e puri l’hanno scelto come candidato sindaco. E lui non si sottrae al dettato “grillino”: «Questa politica ha un po’ stufato, nessuno più è convincente. Meglio che a governare arrivino le persone normali».

Un po’ come questo quarantenne che, tra partite di pallavolo e la passione per l’Andalusia, porta avanti il suo lavoro di direttore generale del Campus Ciels, l’istituto ad ordinamento universitario di via Venier, al Crocefisso, con sedi anche a Milano, Gorizia e Bologna.

Simone Borile, lei non sembra un ultras pronto a incatenarsi al grido di «onestà, onestà»...
«Sono una persona determinata e attenta. Studio, mi preparo: non voglio mai discutere di una cosa senza essere informato. Al di là delle generalizzazioni, così è il 99% dei militanti del MoVimento. Io mi sono iscritto nel 2013».

Cosa l’ha spinta a iniziare a militare tra i “grillini”?
«Come tutti: la sfiducia nei partiti tradizionali. Quando il 40% dei giovani non lavora, i negozi chiudono e c’è una politica che non riesce a dare sostegno alle attività produttive, è normale che si senta il bisogno di un cambiamento».

E prima del M5S per chi ha votato?
«Una volta, alle regionali del ’95, votai Lega. Poi anche a sinistra. Ma a livello locale ho sempre cercato di scegliere le persone, soprattutto quelle che potevano rappresentare il cambiamento».

Lei proprio non urla.
«Beh, bisogna non pestarmi i piedi. Altrimenti mi arrabbio anch’io. Ma cerco sempre di supportare le mie tesi con determinazione. Credo che un sindaco debba essere come un regista: deve dialogare con tutti gli attori del territorio».

Dei suoi avversari nella corsa a primo cittadino, c’è qualcuno che porterebbe con sé in giunta?
«Purtroppo no, non mi convincono. Sergio Giordani è un ottimo imprenditore, ma mi sembra un po’ spaesato in politica. Massimo Bitonci è invece il tipico politico in cerca di un posizionamento, pensa alla sua carriera non alla città».

Anche lei però non è esperto di politica.
«Sono un tecnico, è vero. Ma ho l’esperienza di aver amministrato il Ciels in collaborazione con molti enti pubblici. E ho il supporto della squadra a Cinque Stelle, che sa valorizzare i talenti».

Simone Borile (M5S): "Ai padovani daremo risposte"

Vi chiamano populisti. La stessa accusa che fanno alla Lega.
«M5S è populista nel senso di ascoltare le esigenze della gente, di comprenderle e farle proprie. E poi dare delle risposte. La gestione della cosa pubblica non è riservata a poche persone nel Palazzo che, terminata la campagna elettorale, si isolano dal contesto cittadino. Il nostro è un modo continuo di ascoltare la gente, con delle proposte partecipative».

A questo proposito Virginia Raggi a Roma vuole sperimentare la democrazia diretta, con l’utilizzo di una sorta di piattaforma Rousseau (quella usata dal M5S per le consultazioni sul web, ndr) per tutti i cittadini. Che ne pensa?
«Io guarderei un po’ più vicino: a Mira, dove il sindaco Alvise Maniero ha messo in atto il bilancio partecipativo, dando l’opportunità ai cittadini di partecipare alla decisioni anche sugli investimenti».

Si può utilizzare il web per fare referendum cittadini?
«Il web è uno strumento ma non l’unico. Un sindaco deve sapere prima di tutto ascoltare dal vivo i suoi cittadini».

E se, in una consultazione, i padovani dovessero bocciare una sua proposta?
«Bisogna sempre ascoltarli. Questo non vuol dire che un sindaco non deve prendere decisioni. Ma serve un totale rinnovamento nel metodo».

Come finanzierà la sua campagna elettorale?
«Il MoVimento stabilisce che i parlamentari e gli eletti versino una parte delle loro indennità a servizio della comunità. Pur non prendendo finanziamenti pubblici, riusciamo a promuoverci così».

Nessun sostegno da grandi “sponsor”?
«Non ci sono aziende o imprenditori che ci finanziano. E noi non vogliamo che la politica sia un costo per i cittadini».

Da un punto di vista più personale, la sua famiglia come ha reagito alla sua discesa in campo?
«Ho due sorelle, una architetto e una psicologa. Mi sostengono entrambe».

Che passioni ha?
«Sono appassionato di musica italiana, di viaggi e della Spagna. Sono stato anche insegnante di spagnolo».

C’è un viaggio che le ha cambiato la vita?
«In Andalusia ho imparato molto. Un ritmo di vita più naturale, la riscoperta del valore dei rapporti umani: il rispetto, l’aiuto, la condivisione».

È uno sportivo?
«Ho giocato a pallavolo, nell’Apollo Volley di Camin, e credo molto nella funzione educativa dello sport. Sono convinto che a Padova piuttosto che ipermercati dobbiamo aprire nuovi impianti sportivi. Lo sport per tutti, non grandi stadi».

L’ultimo libro che ha letto?
«“La società del rischio” di Ulrich Beck. Leggo molti saggi di sociologia e antropologia. Anche perché a luglio prenderò la seconda laurea in “Integrazione e sicurezza” all’università di Perugia».

È impossibile. Come farà a studiare in campagna elettorale?
«La tesi è già pronta. Devo solo fare l’esame. E a luglio sarò già sindaco».

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