Botte, petardi e feriti denunciati 30 “pedrini”

L’indagine del capo della procura Stuccilli, gli antagonisti identificati dalla Digos le accuse: da corteo non autorizzato a resistenza pubblico ufficiale e violenza 
FERRO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA STAMPA CARABINIERI. MATTEO STUCCILLI
FERRO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA STAMPA CARABINIERI. MATTEO STUCCILLI
Nessun corteo solo manifestazioni immobili, aveva avvertito il questore Gianfranco Berbabei: lo
ius soli
divide e “il numero uno” dell’ordine pubblico aveva cercato di coniugare libertà di manifestazione e pace sociale. Ma è andata diversamente e ora, a due mesi di distanza, 30 pedrini sono finiti nel registro degli indagati per quel corteo non autorizzato e inevitabile scontro con le forze di polizia. I reati contestati? Partecipazione a corteo e a manifestazione non autorizzati nonché resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall’uso di mezzi di travisamento e della violenza da parte di un numero superiore a 10 persone. L’inchiesta è stata aperta dal procuratore della Repubblica di Padova, Matteo Stuccilli, dopo aver ricevuto un dettagliato rapporto della Digos. Rapporto che era stato sollecitato dal vertice della procura.


A metà luglio Forza Nuova e il Fronte veneto Skinhead decidono di far sentire la loro voce contro ogni possibile apertura al diritto di cittadinanza, la proposta di legge sul cosiddetto
Ius soli
, in discussione in Parlamento. E ottengono il permesso di manifestare la sera del 17 luglio scorso. Reagisce l’area antagonista formata dal Centro sociale Pedro, Adl Cobas, militanti del Partito Comunista dei lavoratori e dell’associazione Razzismo Stop.


L'obiettivo? Contrastare l’iniziativa dell’estrema destra: «In una città aperta come Padova non devono sfilare i fascisti» è lo slogan. Nonostante la decisione del questore che consente tutte e due le manifestazioni purché “immobili”, quella sera da piazza Insurrezione si muove il corteo antagonista quando arriva la notizia che alcuni militanti di destra stanno sfilando da Prato della Valle a piazza Antenore, dove 200 giovani sono già radunati. Così armati di scudi in plexiglas rinforzati dal metallo, caschi, fumogeni e bombe carta, i manifestanti puntano a stroncare la resurrezione dell’ala ultradestra cementata dalla proposta sullo
Ius soli
. Ovvio che la polizia non può restare a guardare.


Da parte dei responsabili dell’ordine pubblico si tenta di avviare una difficilissima trattativa. Niente da fare. In 150 vogliono marciare a tutti i costi, direzione piazza Antenore passando per il cuore storico della città.


Non rimane che evitare a ogni costo il contatto fra i due schieramenti. E così lo scontro si consuma in piazza delle Erbe tra antagonisti da una parte e, dall’altra, i poliziotti pronti a fare da cordone. Si arriva fino al contatto fisico, al corpo a corpo condito da manganellate, fumogenie scudi usati come armi. Il tutto sotto l’occhio di alcune telecamere fisse installate lungo le strada ma anche di videocamere in mano ad agenti in borghese. Su richiesta del procuratore Stuccilli, le registrazioni sono state attentamente esaminate dalla Digos. E i responsabili (presunti, finché non c’è almeno una sentenza di primo grado) delle azioni violente sono stati identificati. Ecco perché i 30 nominativi dell’area antagonista sono finiti sotto inchiesta.


Anche i militanti dell’estrema destra hanno ugualmente violato la prescrizione del questore, sfilando e non restando fermi. Tuttavia a loro carico non sono stati accertati atti violenti penalmente perseguibili.


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