Braccio di ferro per l’area del laghetto di Padova est: «La banca non può vendere ad altri»

PADOVA. Cadono dalle nuvole quelli di Numeria Sgr, la società che attraverso un concordato fallimentare ha rilevato l’immobiliare Lazzaro nella proprietà dell’area di Padova Est, dove per l’abbandono del cantiere si è formato da anni un immenso lago. Non possono credere a quello che sta capitando: hanno comprato per conto del Fondo Salute 2 di cui sono gestori e adesso un terzo li vorrebbe sorpassare a destra comprando il credito dalla banca. Dice che offre 7, 4 milioni di euro, il 75% del valore del terreno. «Ma la banca non può vendere il credito, quello è un mutuo e noi non siamo un incaglio», reagisce l’avvocato Gianluigi Rocco, amministratore delegato di Numeria.
Ma è anche vero che Sga è la società che ha ereditato incagli e sofferenze di Veneto Banca con cui voi avevate l’impegno.
«La pratica è in Sga solo perché, dopo il fallimento delle due popolari, tutte le posizioni uscite da un concordato preventivo, ancorché formalmente non incagliate com’è il caso dell’immobiliare Lazzaro, in forza dell’accordo tra Stato e Banca Intesa, non andavano a Banca Intesa ma in Sga. Inoltre il nostro rapporto con Sga è più allargato».
In che senso più allargato?
«È frutto di un accordo che facemmo con Veneto Banca prima della liquidazione coatta: c’era dentro Padova Est ma anche altre partite. In questo periodo abbiamo trovato una conciliazione, che ristora noi dell’inadempimento subìto dall’istituto a causa del fallimento. Ecco perché Sga non può cedere il credito».
A quanto ammonta questo credito?
«Sono cose riservate, non capisco perché vicende private debbano andare sui giornali».
Semplicemente perché c’è un laghetto pericoloso che nessuno prosciuga.
«Lo risaneremo noi. Potrebbero farlo anche altri, ma se sarà in capo a noi, lo faremo noi».
Perché siete fermi da tre anni?
«Perché gli iter amministrativi non sono facili. C’è la valutazione di impatto ambientale, ci sono opere viabilistiche che interessano il casello di Padova Est e devono essere concertate con altri interventi. Non sono cose semplici».
Dunque solo una questione di tempo, non di regolarità delle autorizzazioni legate alla dimensione commerciale?
«Le cinque strutture di vendita di cui scrivete voi, erano previste dalla vecchia legge 15 anni fa. Oggi quell’area ha la bollinatura di grande struttura commerciale, ha un piano attuativo che il Comune ha rinnovato. Io parlo con le carte. Che il Comune di Padova non sia mai stato favorevole a interventi commerciali è cosa nota, ma qui c’è un piano attuativo, ci sono oneri versati, diversi soldi, anche la settimana scorsa».
Quanti?
«Quasi un milione di euro, la cosa va avanti. Interessa anche a noi prosciugare il laghetto, ma non sarà possibile farlo in tempi brevi: il trasferimento in rete dell’acqua che c’è lì, dovrà essere graduale. La viabilità dovrà essere concertata con il Comune e con l’ente autostradale. Il nostro intervento creerà due rotatorie, con una circolarità più fluida su Padova Est. Questo richiede anche tempi un po’ più lunghi».
Ha un’idea su questi tempi?
«Confidiamo di poter partire con l’edificazione nei primi mesi del prossimo anno».
La procedura di impatto ambientale con la Regione è già stata attivata?
«No, ma lo sarà a brevissimo».
Possiamo dire cosa avete in mano finora?
«Abbiamo un piano attuativo che è stato prorogato, abbiamo pagato gli oneri che non aveva pagato il precedente proprietario, abbiamo consegnato le nuove polizze assicurative in luogo di quelle rilasciate da un ente che poi è fallito. Il Comune ha incassato quello che non aveva avuto prima, ha polizze valide da escutere a garanzia delle opere da eseguire. Adesso presenteremo un nuovo progetto, dopo di che avvieremo la procedura di Via con la Regione».
Non avete ancora presentato il progetto?
«Lo presenteremo tra qualche settimana, al più tardi qualche mese, non appena riattiveremo il piano urbanistico. Dovevamo ricalcolare gli oneri e versarli, cosa che abbiamo fatto. Poi il Comune dovrà fare i suoi passaggi, coinvolgere verosimilmente l’intervento della Despar, tenendo conto che nella zona sorgerà il novo ospedale. La revisione del sistema viabilistico non riguarda solo noi, la Via dovrà tenere conto di tutto».
Lei cita Despar, che rapporti avete con gli investitori di quell’area?
«Ci conosciamo».
Potrebbe essere in atto una guerra commerciale tra loro e voi?
«Per quanto mi riguarda no. Che poi chi si è messo in mezzo per comprare sia espressione di uno o dell’altro, non posso escluderlo. Ma più che una guerra commerciale sarebbe una guerra lanciata per stato di necessità. La cosa non mi interessa, noi andiamo avanti per la nostra strada». —
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