Bullismo sessuale a scuola: denuncia di un tredicenne

Gravi episodi in bagno ai danni di un ragazzo con lieve disabilità intellettiva. Bigliettini di minacce sequestrati dai prof, botte in cortile. Intervento dei genitori
PD 16 agosto 2006..Baby gang..(BARSOTTI) - Baby gang..(BARSOTTI)
PD 16 agosto 2006..Baby gang..(BARSOTTI) - Baby gang..(BARSOTTI)

PADOVA. Periferia di Padova, zona nord della città. La scuola degli orrori, questa volta, è qui. La vittima principale, che tuttavia potrebbe non essere l’unica, è un ragazzino di 13 anni con una lieve disabilità intellettiva, che chiameremo Francesco (nome di fantasia).

Nel silenzio e nell’indifferenza, il dramma si è consumato per mesi, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Nessuno tranne i genitori: in qualche occasione, già lo scorso anno, avevano intuito che dietro i silenzi di quel loro ragazzo ci fosse qualcosa in più che un semplice malumore, qualcosa che probabilmente non riusciva o si vergognava ad esprimere. La verità, agghiacciante, è emersa a ottobre di quest’anno, durante un colloquio con la psicologa che lo segue: la violenza è arrivata da un compagno di scuola, coetaneo di Francesco. Non si parla solo di bullismo, ma di minacce a sfondo sessuale.

La prima è arrivata verso aprile: «Se vuoi che siamo amici, allora devi venire in bagno e toccarmelo». E Francesco ha accettato. Anche perché l’alternativa erano botte e spintoni fuori dalla scuola. Tornato a casa il ragazzino era strano, silenzioso, ma i genitori non riuscivano a comprenderne il motivo. «È un bambino vivace e nemmeno lui è uno stinco di santo» racconta la mamma «ma sentivo che questa volta c’era qualcosa di più delle solite scaramucce».

Il suo malessere, Francesco l’ha tenuto dentro fino a poche settimane fa, quando ha sentito il bisogno di confidarsi con qualcuno. Una persona esterna alla scuola, ma anche alla famiglia, forse per un senso di imbarazzo e vergogna. A seguirlo c’è l’insegnante di sostegno, come previsto per legge, ma anche una psicologa ed una logopedista. Dovrebbe vivere, in teoria, in un ambiente protetto, che tuttavia non è riuscito a tenerlo al sicuro.

Il racconto della scorsa primavera viene quindi riferito ai genitori, che allarmati dalla scoperta ne hanno parlato con l’insegnante di sostegno. La preoccupazione, chiaramente, è tanta: non si tratta di semplice bullismo, uno sgambetto in corridoio o un ceffone tirato nel cortile, ma di qualcosa che si avvicina pericolosamente all’abuso sessuale, attuato da un tredicenne ai danni di un coetaneo. Passa ancora qualche settimana, ma la questione è tutt’altro che risolta.

Arriva venerdì 19 dicembre: si avvicinano le vacanze di Natale, Francesco è contento, ancora qualche giorno e poi arriveranno le festività. Poi arriva un bigliettino, sempre dello stesso compagno di classe, sempre con le stesse minacce a sfondo sessuale: «Vieni in bagno e toccamelo». Ne segue un altro e un altro ancora, fino ad un totale di cinque bigliettini. C’è anche un possibile orario per l’appuntamento: durante la lezione di Arte.

Francesco è stanco, non vuole farlo e non vuole nemmeno prendere altre botte. Prova a parlarne con gli insegnanti ma il compagno lo blocca e, da dietro, comincia a prendere a calci la sedia su cui è seduto. Tutto, secondo il racconto del bambino, nella totale indifferenza degli adulti. I bigliettini rimangono in una busta sotto il banco, ma all’uscita da scuola arrivano botte, spintoni, calci. Francesco scoppia in lacrime e torna dentro la scuola, dove a quel punto parte una telefonata a casa. Arriva a prenderlo il papà, che questa volta vuole vederci chiaro: chiede di avere i bigliettini, ma la scuola li confisca. Le lezioni dovevano continuare fino a martedì 23 dicembre, ma per Francesco l’ultimo giorno è stato venerdì. Si è rifiutato di tornare alla mercé del suo aguzzino e i genitori, chiaramente, desiderano solo tenerlo al sicuro. A costo di denunciare la scuola.

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