Bullismo sessuale a scuola: denuncia di un tredicenne

PADOVA. Periferia di Padova, zona nord della città. La scuola degli orrori, questa volta, è qui. La vittima principale, che tuttavia potrebbe non essere l’unica, è un ragazzino di 13 anni con una lieve disabilità intellettiva, che chiameremo Francesco (nome di fantasia).
Nel silenzio e nell’indifferenza, il dramma si è consumato per mesi, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Nessuno tranne i genitori: in qualche occasione, già lo scorso anno, avevano intuito che dietro i silenzi di quel loro ragazzo ci fosse qualcosa in più che un semplice malumore, qualcosa che probabilmente non riusciva o si vergognava ad esprimere. La verità, agghiacciante, è emersa a ottobre di quest’anno, durante un colloquio con la psicologa che lo segue: la violenza è arrivata da un compagno di scuola, coetaneo di Francesco. Non si parla solo di bullismo, ma di minacce a sfondo sessuale.
La prima è arrivata verso aprile: «Se vuoi che siamo amici, allora devi venire in bagno e toccarmelo». E Francesco ha accettato. Anche perché l’alternativa erano botte e spintoni fuori dalla scuola. Tornato a casa il ragazzino era strano, silenzioso, ma i genitori non riuscivano a comprenderne il motivo. «È un bambino vivace e nemmeno lui è uno stinco di santo» racconta la mamma «ma sentivo che questa volta c’era qualcosa di più delle solite scaramucce».
Il suo malessere, Francesco l’ha tenuto dentro fino a poche settimane fa, quando ha sentito il bisogno di confidarsi con qualcuno. Una persona esterna alla scuola, ma anche alla famiglia, forse per un senso di imbarazzo e vergogna. A seguirlo c’è l’insegnante di sostegno, come previsto per legge, ma anche una psicologa ed una logopedista. Dovrebbe vivere, in teoria, in un ambiente protetto, che tuttavia non è riuscito a tenerlo al sicuro.
Il racconto della scorsa primavera viene quindi riferito ai genitori, che allarmati dalla scoperta ne hanno parlato con l’insegnante di sostegno. La preoccupazione, chiaramente, è tanta: non si tratta di semplice bullismo, uno sgambetto in corridoio o un ceffone tirato nel cortile, ma di qualcosa che si avvicina pericolosamente all’abuso sessuale, attuato da un tredicenne ai danni di un coetaneo. Passa ancora qualche settimana, ma la questione è tutt’altro che risolta.
Arriva venerdì 19 dicembre: si avvicinano le vacanze di Natale, Francesco è contento, ancora qualche giorno e poi arriveranno le festività. Poi arriva un bigliettino, sempre dello stesso compagno di classe, sempre con le stesse minacce a sfondo sessuale: «Vieni in bagno e toccamelo». Ne segue un altro e un altro ancora, fino ad un totale di cinque bigliettini. C’è anche un possibile orario per l’appuntamento: durante la lezione di Arte.
Francesco è stanco, non vuole farlo e non vuole nemmeno prendere altre botte. Prova a parlarne con gli insegnanti ma il compagno lo blocca e, da dietro, comincia a prendere a calci la sedia su cui è seduto. Tutto, secondo il racconto del bambino, nella totale indifferenza degli adulti. I bigliettini rimangono in una busta sotto il banco, ma all’uscita da scuola arrivano botte, spintoni, calci. Francesco scoppia in lacrime e torna dentro la scuola, dove a quel punto parte una telefonata a casa. Arriva a prenderlo il papà, che questa volta vuole vederci chiaro: chiede di avere i bigliettini, ma la scuola li confisca. Le lezioni dovevano continuare fino a martedì 23 dicembre, ma per Francesco l’ultimo giorno è stato venerdì. Si è rifiutato di tornare alla mercé del suo aguzzino e i genitori, chiaramente, desiderano solo tenerlo al sicuro. A costo di denunciare la scuola.
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