Ca’ Fausta, ecco l’ultima istanza

CAMIN
Stamattina, esattamente alle 12.30, andrà all’asta Ca’ Fausta, ovvero la casa avita di Pierfrancesco Boscaro, a Camin in via Levorin 6. Andrà all’asta, o forse no. Perché all’ultimo momento potrebbe avvenire un colpo di scena. Questa mattina, prima delle 12.30, Boscaro presenterà alla cancelleria delle esecuzioni del Tribunale di Padova, un’istanza per «astensione e/o ricusazione».
E’ una stoccata dritta dritta al giudice dell’esecuzione, la dottoressa Nicoletta Lolli, la quale tra parentesi è la stessa persona che deve valutarla e decidere. L’istanza è stata scritta dall’avvocato Livio Bernot di Gorizia, legale di lungo corso (inchiesta Gladio) che negli ultimi anni si è specializzato nei procedimenti tesi a dimostrare l’usura spesso praticata dalle banche.
Nel caso Boscaro fonda i motivi dell’istanza sul doppio diniego che il giudice Lolli ha opposto ad altrettante istanze di sospensiva dell’esecuzione che le sono arrivate dal prefetto di Padova.«Semplicemente non poteva farlo - dice l’avvocato Bernot - perché quelle istanze erano pienamente legittime, erano provvedimenti privi di eccesso di potere, di incompetenza, di violazione di legge», quindi dovevano essere accolti. Ma, secondo l’avvocato, non si tratta di un mero errore, e anzi la responsabilità del giudice sarebbe ben maggiore: tanto da integrare il «delitto di omissione in materia giurisdizionale, vista l’omissione di rispetto di atti prefettizi», e l’abuso innominato d’atti d’ufficio, per non aver sospeso l’esecuzione immobiliare. Su queste due ipotesi di reato Bernot anticipa di aver inviato un esposto alla Procura della Repubblica.
Insomma è guerra. Tanto che il motivo della immediata sospensione dell’asta dovrebbe essere il dovere di astenersi del giudice Lolli. Si minaccia anche la ricusazione del giudice. E’ il tentativo in extremis di salvare quella vecchia casa finita nel tritacarne, umano e giudiziario, di un prestito da restituire. Ma è anche il nocciolo della disputa procedurale. D’altra parte anche un altro legale di Pierfrancesco Boscaro, l’avvocato Fabio Gabrieli, aveva individuato proprio nel rigetto delle istanze prefettizie, soprattutto la seconda, il punto debole del comportamento del giudice. Tanto da instaurare sul punto un giudizio di merito. Scrive Gabrieli che le ordinanze del giudice Lolli (quelle che respingono le istanze di sospensione del prefetto, e conseguentemente quelle che mettono l’immobile all’asta) sono viziate e vanno annullate. In otto pagine l’avvocato spiega le ragioni per cui Nicoletta Lolli avrebbe sbagliato, più volte. La prima udienza di questo giudizio di merito è fissata per il 21 febbraio. Al di là delle ultime cannonate contro il giudice, ha senso mettere all’asta un immobile il 7 febbraio quando il 21 un altro giudice potrebbe decidere che non si poteva farlo? L’eventuale acquirente avrebbe una bella spada di Damocle sulla testa, come appunto la nullità dell’acquisto.
Ora, come si capisce, la questione diventa di disputa giurisprudenziale, come sempre avviene quando il diritto, e le sue distorsioni procedurali, finisce per sovrapporsi alla realtà. Ma è a questa che bisogna tornare per capire in che guaio è finita Ca’ Fausta assieme al suo proprietario. Lo si ricorda in breve. Il proprietario della casa, che è novecentesca, ma sorge su di un luogo intriso di testimonianze storiche e ne conserva qualche traccia, è Pierfrancesco Boscaro. Fa il regista e fa debiti. E’ “sotto” di 13 mila e rotti euro, ha un mutuo con la Cassa di Risparmio.
Il commerciante Elia Pagliarin, di Vigonovo, gli presta denaro: prima i 13 mila euro, poi si offre di dargli la somma che servirebbe a Boscaro per estinguere il mutuo, 52 mila euro. Glieli dà, con un assegno: ma solo 38 mila, detraendo dai 52 i 13 già versati. In cambio e a garanzia fa firmare a Boscaro un preliminare di compravendita per un terzo della casa. Intanto il debito è cresciuto a 78 mila euro, perché Pagliarin asserisce di aver dato anche una caparra di 26 mila euro, che Boscaro nega di aver ricevuto. Capite bene che tutto si complica: le somme, gli atti, i rapporti tra le persone. Così si arriva alla lite, alla richiesta di restituzione, all’esecuzione, all’asta ad un prezzo base di 420 mila euro. «Ma casa mia - dice Boscaro - vale molto di più». Dalla sua parte si è schierata anche Federcontribuenti, associazione a difesa del consumatore. Uno dei suoi responsabili, Alfredo Belluco, segue la vicenda. Perché, oltre al caso singolo, in ballo ci sono anche alcuni principi generali di tutela del cittadino.
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