Cacciatore assolto per i maltrattamenti «a scopo educativo»
Picchiare un cane, violentemente e insistentemente, fino allo sfinimento, non è reato. Non se si tratta di «episodio occasionale» legato alla fuga dell’animale da casa. Cioè, in pratica, come azione...
Picchiare un cane, violentemente e insistentemente, fino allo sfinimento, non è reato. Non se si tratta di «episodio occasionale» legato alla fuga dell’animale da casa. Cioè, in pratica, come azione punitiva a scopo educativo. Questo il senso della sentenza emessa da un giudice del tribunale di Padova, lo stesso che qualche giorno fa, a conclusione del processo per maltrattamenti, ha deciso di mettere all’asta gli animali che due anni fa erano stati salvati dalla fattoria degli orrori di Albignasego e che nel frattempo sono stati adottati con successo.
Anche il caso del cane maltrattato è destinato a far discutere. La vicenda ha origine dalla segnalazione di una donna che aveva assistito alle sevizie dell’animale da parte del suo proprietario, un cacciatore. «Sembrava di sentire una sirena», aveva raccontato la donna. «Sono uscita di casa per vedere cos’era e ho assistito alla scena. Il mio vicino picchiava il cane pesantemente». La donna ha poi sporto denuncia, si è arrivati a processo ma il giudice ha assolto il cacciatore. «La condotta, pur riprovevole, non concreta le contestate sevizie: è evidente che si è trattato di fatto occasionale, spinto dalla finalità educativa rispetto alle plurime fughe del cane ancora da educare vista l'età», ha stabilito il giudice. Secondo il quale, dunque, non vi era la volontà di infliggere un patimento o una particolare malvagità al soggetto. Duro il commento della Lac: «A questo punto ci chiediamo in quali occasioni si configuri il reato di maltrattamento se i giudici continuano a escluderlo in quasi tutti i casi».
(cric)
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