Canile di Rubano chiuso per crisi, bestiole trasferite a Frapiero

La storica struttura sarà fortemente ridimensionata per la mancanza di fondi: servono nuovi box per accogliere i cagnetti nel nuovo riparo
BELLUCO.CANILE DI RUBANO.sullo sfondo le casette riscaldate
BELLUCO.CANILE DI RUBANO.sullo sfondo le casette riscaldate

PADOVA. Dopo aver cancellato famiglie e speranze, distruggendo sogni e progetti di vita, la crisi arriva ad erodere realtà ormai quasi quarantennali, sgretolando certezze acquisite, come il canile di Rubano. Il ricovero sicuro per le bestiole senza casa, così come lo conosciamo, verrà smantellato già nei prossimi giorni, subito dopo Pasqua, e i piccoli ospiti verranno trasferiti nel parco di Frapiero.

«Il problema è sempre e solo quello dei soldi, perché è con quello che provvediamo alle necessità dei cani» racconta Laura Dondi dall’Orologio, presidentessa della sezione di Padova della Lega nazionale per la difesa del cane, braccio e mente della salvaguardie dei senza famiglia a quattro zampe.

L’annuncio.

La notizia arriva via posta ai sostenitori di sempre, assieme ai tradizionali auguri di Pasqua a nome e per conto dei suoi “assistiti”. Ma sono auguri amari, di una Pasqua di passione. «Cari amici, scrivo questa lettera con la morte nel cuore» le parole della presidentessa che pur ribadisce la propria riconoscenza per gli aiuti ricevuti «non ce la facciamo più».

Una piccola azienda.

Il canile è una sorta di piccola impresa, in cui lavorano quattro dipendenti: «Come tutte le aziende ha dei costi, solo che non produce nulla di tangibile e spendibile sul mercato - spiega Laura Dondi dall’Orologio - e come molte piccole aziende è stata colpita dalla crisi». Un’impresa onerosa, il cui mantenimento non è mai stato cosa agevole: negli anni sono stati venduti anche immobili di proprietà, pur di garantire risorse, ma oggi, a fronte di uscite per 200 mila euro annui (solo lo smaltimento dei rifiuti ne costa 20 mila) ne rientrano a fatica, a malapena 50 mila. Nel 2012, il Comune ha dato appena 7 mila euro.

L’attività di promozione per racimolare aiuti non conosce sosta. Nulla è lasciato al caso. «Purtroppo mi vedrò costretta a lasciare a casa tre operai che si occupano materialmente delle necessità degli ospiti, un lavoro vero e proprio che prevede la pulizia quotidiana di 95 box e 250 ciotole e la preparazione della pappa» prosegue «mi piange il cuore, perché è gente che ha famiglia e mutuo, ma davvero non so più che fare. Non posso aspettare che i buoi scappino prima di chiudere la stalla».

Verso Frapiero.

La maggior parte dei 150 ospiti di Rubano verrà portata a Frapiero, il parco zoofilo in cui vivono già un centinaio di senza casa. Per modernità e caratteristiche, qui la gestione è meno onerosa. L’inserimento sarà graduale e oculato: «Abbiamo sempre dato tutto il possibile ai nostri cagnolini, quello che manca loro è solo un padrone - prosegue - e vogliamo continuare così: non soffriranno». A questo punto, tuttavia, a Frapiero dovranno essere acquistati dei box prefabbricati per assicurare l’accoglienza ai nuovi arrivati.

Il destino di Rubano.

Al canile resteranno una trentina di bestiole, i casi più difficili, quelli con problemi di integrazione che altrove non troverebbero una sistemazione adeguata. Con loro resteranno un operaio e i volontari. Questi ultimi avranno un book fotografico con le foto di tutti gli ospiti trasferiti, a disposizione di chi volesse scegliere un nuovo compagno da adottare. Per ridurre ulteriormente le spese, verrà chiusa anche la cucina e i cagnetti verranno alimentati con cibo in scatola. Ma anche per questo servono risorse.

Gli ospiti.

A Padova il fenomeno dell’abbandono è pressoché inesistente. Non per questo mancano i cani senza padrone: «Le bestiole sono vaccinate e amate e ormai vivono a lungo - conclude la presidentessa - il problema è che nel corso di vite medie di 15 anni sono le condizioni della famiglia a mutare: gli anziani muoiono, le persone si ammalano e finiscono in ospedale, le famiglie si separano. Qualche cane, quando invecchia, diventa difficile da gestire. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, non è per superficialità che le bestiole restano sole, ma per forza maggiore. La nostra, quindi, è un’opera sociale: accogliamo creature che per molto tempo sono state considerate alla stregua di un familiare e finiscono per scontare le disgrazie che hanno colpito i loro cari».

Forse una battaglia è persa, ma la guerra è ancora lunga. E Laura Dondi dall’Orologio non intende arretrare. Servono solo nuove munizioni.

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