Carabiniere patteggia tre anni di carcere
PIOVE DI SACCO
Carabiniere in divisa e pure al vertice (insieme ad altri tre complici) di una banda specializzata nella clonazione di carte di credito con la complicità di commercianti e pubblici esercenti. Non solo. L’appuntato Luigi Nardone, 44enne di Candiana, in servizio nella caserma di Piove, forse aspirava anche a qualche “specializzazione” in più, visto che è stato accusato di associazione a delinquere finalizzata non solo alla clonazione di carte di credito, ma anche alla costituzione di una società per emettere fatture relative a operazioni inesistenti con l’obiettivo di frodare il fisco e alla rivelazione di segreti d’ufficio. Brutta storia per il rappresentante dell’Arma - oggi sospeso dal servizio - finito in manette il 17 maggio 2011 dopo un’indagine coordinata dal pm Benedetto Roberti e affidata proprio ai colleghi carabinieri. Indagine - definitivamente conclusa e finita davanti al gup Lara Fortuna - che ha svelato le maleffatte di Nardone & co, ben 12 coimputati fra i quali tre stretti collaboratori (Cristian Martin, Andrea Marcon e Nelu Ion Rada, accusati anche loro del reato associativo), e nove complici fra titolari di pubblici esercizi e commercianti che avevano messo a disposizione gli apparecchi elettronici attivi nei propri negozi o locali per “leggere” le carte clonate e dividere a metà il profitto illecito sottratto agli ignari intestatari delle card derubati, a loro insaputa, dei codici di accesso. L’accusa, per questi ultimi, è di concorso nell’utilizzo di carte clonate. Solido l’impianto accusatorio, inoppugnabili le prove raccolte: tre fra i protagonisti (Nardone, Martin e Rada) hanno scelto di chiudere il conto patteggiando la pena, mentre Marcon ha preferito affrontare il processo; tutti gli altri hanno optato tra patteggiamenti, giudizi abbreviati e due hanno voluto andare a processo. Martin aveva agganciato Rada, facendosi poi spiegare tutta la procedura di clonazione a livello informatico. Nel suo computer erano contenuti centinaia di codici di ignari clienti della Chase Bank di Manhattan e della Capital One di Richmond, impressi in decine di tessere magnetiche (molte tessere fedeltà Ikea o carte di credito scadute) attraverso l'uso di uno skimmer, apparecchio digitale che registra la serie numerica nelle bande magnetiche. I due (con Nardone e Marcon) gestivano l’organizzazione che si avvaleva di operatori commerciali disposti a rischiare pur di dividere l’incasso: Roberto Ugenti che a Padova gestisce il bar ristorante "Dolce Vita di Renato Boesso" in via Magarotto 11; Antonino Di Stefano, titolare del ristorante "Top Quality" in via Roma 104 a Villorba; Patrizio Ferrara, proprietario del negozio di elettronica "New Computech", assieme alla madre Olimpia Collodet, titolare dell'erboristeria "La Porta della salute srl" e alla zia Tiziana Collodet, titolare della fioreria "Butterfly" a Mussoi di Belluno; Loris Bianchetto, gestore del distributore di benzina "H6" a Piove dove si serviva la locale caserma dei Cc; Gian Antonio Mion, titolare del negozio di elettronica "Mito Service" in via Ca' Nave a Cittadella; e Sebastiano Danielli, titolare del circolo "Inbloom" con sede a Maserà in via Pola 11.
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