Carmelo Zotti ora si storicizza Ecco i suoi anni 80

Due i contributi fondamentali per avvicinarsi o per approfondire il percorso pittorico di Carmelo Zotti, l’artista triestino di nascita e veneto di adozione, che ha insegnato all’Accademia di Venezia...
Di Fausto Politino

Due i contributi fondamentali per avvicinarsi o per approfondire il percorso pittorico di Carmelo Zotti, l’artista triestino di nascita e veneto di adozione, che ha insegnato all’Accademia di Venezia dal 1967 al 1990. Il primo è l’uscita del secondo volume del catalogo generale delle opere edito da Skira, curato da Dino Marangon, Franco Bazzotto, Brigitte Brand e Michele Beraldo con l’introduzione critica di Francesco Poli e il sostegno del Gruppo Euromobil, che raccoglie e ordina cronologicamente più di mille creazioni realizzate tra il 1980 e il 2007. Nonostante l’ampio panorama critico e la notevole attività espositiva, mancava ancora la storicizzazione generale dei lavori dell’artista. Questa pubblicazione, insieme alla prima che raccoglie le 620 opere dal 1952 al 1979, offre l’occasione per orientarsi nelle diverse fasi della produzione di Carmelo Zotti. Soprattutto quella in cui emerge la presenza costante del mito nelle immagini dell’ultimo periodo. Immerse nella sospensione e nel mistero anche se sembrano apparentarsi al comune vedere. Il secondo è la mostra di Villa Pisani a Stra, dopo quella di Rimini a Castel Sismondo, curata da Marco Goldin: trenta dipinti che girano intorno agli anni ottanta. Considerati tra i più originali e personali della pittura italiana di quel decennio. Trasferitosi a Venezia nel ’45, nella città lagunare Zotti rivela il suo interesse per i contenuti mitici e favolosi caratterizzati dall’impronta simbolico/surreale presente in ambito europeo, lontana da contaminazioni provinciali. A partire dal Deportato, un tronco umano privo di braccia dal volto cancellato martoriato stravolto dipinto nel 1959 quando la stagione dell’Informale sta esaurendo la spinta innovativa, nella sua pittura si sentono gli echi di Wols, De Kooning, di Fautrier. I soggetti che ricorrono nelle sue opere sono le figure umane che possono avere una precisa connotazione storica, come nell’olio del 1980, Cleopatra, inserita in un paesaggio coloratissimo dove i toni ambrati della chioma delle celebre regina d’Egitto riflettono quella della roccia che le fa da sfondo.Siamo chiaramente in presenza di uno spazio dove si respirano le suggestioni di Böcklin Savinio De Chirico, con il prevalere degli accenti visionari. Con un’ambientazione naturale che se pur riconoscibile, lascia decantare i referenti esterni in una onirica materialità paesaggistica. Nel 1975, con la creazione de L’isola, Zotti si immerge totalmente nell’atmosfera che oscilla tra Simbolismo e Surrealismo. Ma bisogna arrivare al 1985, con Serale, per incontrare un quadro “singolare potente misterioso”. Il soggetto ha come tema la deposizione del Cristo morto, interpretata laicamente senza il coinvolgimento delle pie donne. Tre i possibili piani di lettura. Il corpo argentato, umanissimo, del figlio di Dio. I segni marcati vorticosi aggrumati ancora di un albero che sottolineano la solitudine. E il cielo testimone silenzioso che vibra in un intreccio di pennellate espressioniste.

Zotti . Anni Ottanta.

Dal 5 al 27 maggio 2012

Stra, Museo Nazionale

di Villa Pisani

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