Carmignano di Brenta, medico denuncia le recenti normative che aumentano i costi

Una missione, ma i conti non tornano. Giorgio Brogliati vive a Gazzo, di anni ne ha 67 e fa il medico di famiglia da 37 anni

Silvia Bergamin
Il dottor Brogliati nel suo studio di Carmignano di Brenta
Il dottor Brogliati nel suo studio di Carmignano di Brenta

«Il lavoro del medico di famiglia non arricchisce: quasi il 70% dello stipendio se ne va tra affitto, personale e collaborazioni. Ora, inoltre, siamo costretti a farci carico anche degli aumenti salariali di amministrativi e infermieri: 6 mila euro di fatture all’anno, l’equivalente di circa due stipendi. Abbiamo già interessato i nostri avvocati e avvieremo una vertenza legale. Vogliamo delle risposte».

Giorgio Brogliati è un medico di base di frontiera, con studio a Carmignano di Brenta: 1.620 pazienti, 17.800 accessi in ambulatorio all’anno, 4.500 referti inseriti, 40 persone seguite a domicilio, il che significa 650 visite nell’arco dei 12 mesi, e poi 500 persone visitate a domicilio in modo non programmato.

E come riesce a mettere in fila questi numeri? «Con 10 ore di media al giorno, pure sabato e domenica». Una missione, ma i conti non tornano. Brogliati vive a Gazzo, di anni ne ha 67 e fa il medico di famiglia da 37 anni. Ogni giorno accoglie una umanità variegata in cerca di cura nella Medicina di Gruppo Integrata di Carmignano, una rete con 13 medici e 17 mila assistiti che copre anche Grantorto, San Pietro in Gu e Gazzo. La realtà di Carmignano è uno spazio prezioso: «Abbiamo elettrocardiogramma ed ecografo, facciamo le spirometrie, tutti gli esami sono gratuiti, alleggerisco l’Usl ed evito ai pazienti di andare in pronto soccorso».

Come si potrebbe migliorare il sistema? C’è qualche inefficienza? «Ci sono i codici dei vari colori del pronto soccorso, ma io ne ho coniato uno nuovo: gli “inutili”, per cui sarebbe sufficiente l’automedicazione. Sono il 33% degli accessi, una persona su tre viene per un nonnulla». Prima della laurea in Medicina, Brogliati ha preso il diploma in ragioneria, i conti li sa fare: «A uno stipendio netto di 7.703,68 euro vanno tolti 3.406,45 euro di personale; poi togliamo 1.162,44 euro di affitto e 675 euro per un collaboratore. Restano 2.459 euro».

Che cosa prevede la legge? «La delibera della giunta regionale 751 del 2015 dispone che “la presenza di personale – collaboratori, infermieri – nello studio del medico è prevista economicamente a carico dell’Usl all’esclusivo fine di implementare l’attività assistenziale territoriale».

Brogliati ha fatto notare che con la tornata di rinnovi contrattuali è stato necessario adeguare le retribuzioni e gli oneri contributivi, e questo ha comportato un costo extra, motivo per cui ha sollecitato un rimborso integrale. Ma alla sua pec del 7 luglio la direzione della funzione territoriale dell’Euganea gli ha risposto picche con un’altra pec – del 28 luglio – appellandosi a un’altra delibera regionale, la 2057 del 2016, che «ha stabilito che nelle Medicine di Gruppo Integrate già autorizzate e attivate venissero mantenuti i costi orari per la fornitura di servizi amministrativi-infermieristici».

Conclusione: o la Regione interviene, o gli aumenti del costo del personale sono a carico del medico. Che fare, adesso? Brogliati rilancia: «Sono una persona non violenta, farò uno sciopero inverso: per rispondere a tutte le richieste, lavorerò di più, una volta a settimana terrò aperto l’ambulatorio anche la sera. Non è vero che il medico di base prende i soldi e non fa nulla, siamo invece di fronte a una situazione che non valorizza la professione. Per questo ho dato mandato ai nastri legali per aprire una vertenza legale: non è accettabile che dobbiamo farci carico degli aumenti salariali. Un giudice deve chiarire: perché ci hanno promesso i rimborsi e ora non ce li danno?».

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