"Caro Tiso, abbia un po' di fiducia nei cittadini"
Lettera di una mamma per rispondere al consigliere Pd Nereo Tiso. "La fiducia deve essere reciproca, e a lei i cittadini l'hanno concordata col loro voto"

La riunione dei genitori a Forcellini
Ecco la risposta di una mamma alla
sull'assemblea dei genitori che si è svolta venerdì scorso a Forcellini.
Gentile Sign. Tiso,
sono una mamma presente all'assemblea di venerdì 21 gennaio al Centro Civico Forcellini, che peraltro ha contribuito in piccola misura a rendere possibile. Mi preme rispondere al suo intervento comparso nell'edizione online di questo giornale il giorno successivo all'assemblea, sabato 22 gennaio.
Quello che percepisco dal suo intervento e che mi amareggia, non tanto come genitore coinvolto nella questione specifica ma proprio come cittadina, è quella nota di velato paternalismo, quasi di delegittimazione se non di lieve disprezzo nei confronti dell'azione dei genitori, che emerge dalle sue parole. È vero, noi genitori forse non siamo stati subito così efficienti nel definire dettagliatamente i nostri obiettivi e le nostre strategie, siamo riusciti solo in parte a documentare tutti i fatti oggettivi da cui nascono i nostri disagi (ma abbiamo appena cominciato), e forse non abbiamo ancora ben definito la scala delle priorità nei diversi aspetti coinvolti nella questione. Facciamo altri lavori, abbiamo altre professionalità su cui spendiamo le nostre ore quotidiane: abbiamo in comune solo un disagio, una motivazione forte e la volontà di risolvere il nostro problema.
E ci siamo resi conto che quello che ci viene detto da chi abbiamo delegato a risolvere i nostri problemi non ci basta per metterci il cuore in pace, per convincerci che questo disagio è realmente inevitabile e dovuto a cause esterne, e che non si possa fare di meglio con più buon senso e forse con maggior competenza.
Forse appariamo patetici visti dall'alto, da chi conosce molto bene i processi decisionali che invece a noi cittadini risultano spesso incomprensibili. Forse sembriamo ingenui, eppure sappiamo bene che fine rischiano di fare le nostre proposte, al cospetto di questi processi decisionali "istituzionali", che riescono a fagocitare e straziare anche le migliori e più previdenti intenzioni. Del resto questo ce lo ha ricordato chiaramente lei in sala quando, dopo che le era stata negata la parola, ha detto "tanto è il consiglio comunale, alla fine, che prende le decisioni".
Ma noi abbiamo deciso che vale comunque la pena di muoversi. O forse che esporsi e tentare una soluzione è un obbligo morale, dal momento che non siamo soddisfatti della soluzione che ci viene proposta. Penso che un politico accorto e sinceramente partecipe dei problemi della gente forse qualche domanda dovrebbe porsela, prima di precipitarsi a sottolineare la distanza fra la propria categoria e
quella dei cittadini che "protestano".
Dovrebbe chiedersi, prima di tutto, perché un gruppo non trascurabile di cittadini, a fronte di un disagio comune, preferisce mobilitarsi in prima persona e sente la necessità di accedere direttamente alle informazioni e alle valutazioni che stanno alla base di determinate scelte dell'Amministrazione, piuttosto che fidarsi delle sue rassicurazioni, di quei politici da loro stessi votati perché rappresentassero i loro interessi. Allora forse questo politico accorto si sarebbe reso conto che questo atteggiamento di superiorità non fa altro che allargare la frattura fra cittadini e loro rappresentanti, e certo non contribuisce a rassicurare i primi della bontà delle intenzioni dei secondi.
Come le è stato giustamente ricordato da un genitore in sala, la fiducia deve essere reciproca, e a lei i cittadini l'hanno concordata col loro voto; le sue parole, invece, dimostrano ampiamente che lei nutre ben poca fiducia nelle possibilità che cittadini non appartenenti alla classe politica, ancorché informati e a vario titolo competenti, siano in grado di produrre idee e proposte all'altezza della situazione, o che sia possibile un processo decisionale pubblico basato su fatti condivisibili e non sul mero bilanciamento delle forze tutto interno alla classe politica.
Detto questo ci tengo a precisare che non condivido l'azione di chi le ha negato la parola in assemblea, perché sono profondamente convinta che chi è veramente forte delle proprie idee e delle proprie convinzioni non ha bisogno di censure per autodeterminarsi. Ma certo, la dignità e il coraggio non garantiscono il risultato, a cui noi teniamo molto vista la delicatezza della questione. E infatti condivido in pieno con queste persone l'esasperazione per quell'autoreferenzialità della classe
politica che ha portato il nostro Paese allo stallo, ma che almeno a livello locale non dovrebbe avere motivo di esistere.
È l'esasperazione che nasce dalla coscienza dell'inutilità della nostra coscienza civile, di cui la nostra classe politica non sa che farsene, come lei di fatto ammette, forse involontariamente. Una classe politica che, nella migliore delle ipotesi, vive nella beata illusione che un voto ogni 5 anni, con regole come quelle che ci ritroviamo, sia sufficiente a trasferire la delega del potere dai cittadini agli eletti, senza che in quei 5 anni contino più le mutevoli esigenze della gente, né le promesse fatte in campagna elettorale.
E a questa esasperazione facilmente può capitare che ognuno di noi dia risposte diverse, poco coordinate e forse non sempre condivise. Perché purtroppo probabilmente lei ha ragione: le nostre istanze potranno avere seguito solo nella
misura in cui qualche forza politica, una piuttosto che l'altra, saprà farne strumento di compromesso o di lotta nei confronti delle altre forze politiche, come nel nostro Paese sempre avviene. Con buona pace dei principi, a volte anche di quelli suggelati dalla legge. E certamente, come ho potuto constatare di persona alla fine dell'assemblea, neanche a noi, insignificanti e incompetenti genitori polemici, non mancheranno i pretendenti dell'una e dell'altra parte.
Se questa è la triste realtà alla quale dobbiamo piegarci, la invito almeno, nel suo stesso interesse, a giocare con maggior abilità lo stesso gioco di cui lei giustamente ci ha ricordato le regole.
Gabriella De Boni
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
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