Casa del sesso, sigilli al Portello

Transessuali e prostitute ricevevano adulti e studenti Vicolo San Massimo, denunciato un padovano di 42 anni

di Enrico Ferro

Un appartamento in uso a prostitute e transessuali sequestrato e un “sistema” finalmente decifrato: la rotazione degli alloggi da parte di chi vende sesso, per evitare controlli ed eludere la legge. La squadra mobile di Padova ha sgominato un giro di sesso a pagamento in un appartamento di vicolo San Massimo, al Portello. E la prossima settimana non è escluso che ci siano altri sviluppi, visto che numerosi “mini” sono finiti nel mirino della polizia in quest’ultimo anno e mezzo.

IL BLITZ. Gli investigatori della squadra mobile, coordinati dal vice questore aggiunto Marco Calì, giovedì sera hanno fatto irruzione nel condominio al civico 23 di vicolo San Massimo, interno 10. Dentro c’erano due prostitute colombiane e un transessuale brasiliano. Al momento del blitz erano presenti anche due clienti: un trentasettenne di Camposampiero e un ragazzo di 34 anni di Vicenza, entrambi visibilmente imbarazzati alla vista della polizia. Gli agenti hanno documentato tutto ciò che avveniva lì dentro, ottenendo del pubblico ministero Emma Ferrero il sequestro preventivo dell’abitazione.

L’INDAGINE. Nell’ultimo anno in questura erano giunti numerosi esposti per denunciare la situazione nell’appartamento all’interno 10. Gli stessi poliziotti della Mobile avevano documentato le presenze nel corso di tre sopralluoghi (effettuati a maggio, giugno e ottobre 2011), durante i quali erano stati sempre trovati sudamericani transgender e prostitute. Il contratto d’affitto dell’appartamento è intestato a Marco S., 42 anni, padovano, ma ormai da qualche anno trasferito a L’Aquila dove vive con la moglie spagnola in una casa antisismica. Il quarantaduenne è stato denunciato per sfruttamento della prostituzione. Gli investigatori sono convinti che avesse scelto di intestarsi il contratto d’affitto per poi cedere l’abitazione a chi effettivamente l’ha trasformata in una “casa d’appuntamenti”: un sistema che gli consentiva così di ricavare un bel gruzzolo di denaro.

IL SISTEMA. Ma gli uomini di Calì hanno scoperto anche il meccanismo che probabilmente sta dietro a questo giro di case utilizzate per il sesso a pagamento. Che consiste in una rotazione sistematica tra prostitute e transessuali: una settimana, due, al massimo un mese e poi l’inquilino cambia. Bastava lasciare la chiave sotto lo zerbino d’ingresso per mettere a disposizione alcove “pulite”, lontane dalle attenzioni investigative delle forze dell’ordine. La prova della precarietà della residenza è documentata dai pizzini trovati nell’appartamento, in cui erano state scritte le indicazioni da dare telefonicamente ai clienti. Per quel che riguarda la rete commerciale, i contatti avvenivano via web, attraverso un famoso portale che promuove incontri sessuali. Secondo quanto riscontrato dagli agenti, le prestazioni venivano pagate 50 euro l’una (per circa una quindicina di minuti). Il costo, per così dire, contenuto aveva aperto il campo ad un viavai di clienti giovanissimi, principalmente studenti, pronti ad attendere anche mezz’ora nel corridoio condominiale per aspettare il proprio turno.

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