Casale di Scodosia, la moschea in un vecchio capannone
Scoppia la protesta in via Castello. Gli islamici: «Sarà solo un centro culturale»

il capannone di via Castello che gli islamici stanno acquistando per spostarvi il proprio centro culturale
CASALE DI SCODOSIA. Una «moschea» a Casale? «Non è vero - afferma con sicurezza Mustafa Giovanni Leva, italiano di origine calabresi, presidente della comunità islamica di Casale di Scodosia - si tratta solo di trovare un posto più adeguato al nostro Centro Culturale Sunna».
«Il centro culturale, di cui sono stato l'ideatore - aggiunge Mustafa Giovanni Leva - ora si trova in centro a Casale e finora non ha mai arrecato disturbo al vicinato con il quale, anzi, siamo in buoni rapporti. Né a loro né alle forze dell'ordine. Siamo islamici che vivono e pregano tranquillamente, abbiamo pure invitato sia i carabinieri che l'amministrazione comunale ai nostri incontri».
Il posto scelto per ospitare il centro è un capannone in via Castello. Ha tutti i requisiti, ma per acquistarlo ci vogliono 400.000 euro. «Ne abbiamo anticipato 50 mila a titolo di caparra - dice Leva - venerdì abbiamo fatto un bonifico di 19 mila euro, per anticiparci sulle spese a cui contribuisce tutta la comunità di Casale e dei paesi limitrofi». Il capannone ha uno spazio di 500 metri quadrati ed è di proprietà di una donna. Una volta concluso l'acquisto l'associazione lascerà la vecchia sede che costa 850 euro di affitto al mese.
Ma proprio in via Castello intanto è scoppiata la protesta. I residenti hanno fatto girare un volantino, esprimendo la loro preoccupazione per l'iniziativa degli islamici. In poche parole, sono contrari al nuovo insediamento. E invitano il Comune a non concedere autorizzazioni. «Noi - continua il presidente Leva - abbiamo già avuto un incontro con l'Ufficio Tecnico, con il sindaco e con il Prefetto di Padova e abbiamo avuto un'impressione senz'altro positiva. L'Ufficio Tecnico è disponibile a fare il cambio d'uso da artigianale a direzionale, e altrettanto positivo è stato l'incontro con il Prefetto. Solo il sindaco ci ha risposto che un riscontro ce l'avrebbe dato tra una decina di giorni che, tra l'altro, sono già passati».
Sul caso si è sollevato un polverone, testimoniato dal volantino redatto da un comitato spontaneo di via Castello: gira casa per casa in tutto il paese. Vi si annuncia una raccolta di firme. «Sunna significa orientamento e comportamento dei profeti - spiega Mustafa - noi cerchiamo di imitarli. Il loro insegnamento dice che un buon islamico deve vivere in pace e in armonia con il mondo, che non persegue la guerra, che vieta nel modo più assoluto l'omicidio di donne, bambini e la distruzione di altri edifici religiosi. Non riesco a capire il motivo di tanta ostilità nei nostri confronti. In quel volantino, opportunamente non firmato, ci sono tante calunnie. La prima - prosegue Leva - è che vogliano aggiungere un centro a quello già presente, quando invece è nostra intenzione possederne uno di nostro. La seconda, e più grossa, sono i problemi di sicurezza e di ordine pubblico. Si parla di migliaia di islamici quando sono solo una trentina le persone che partecipano agli incontri di preghiera. Le auto vengono parcheggiate lontano. Quelli di Casale arrivano a piedi. Quanto alla perdita di valore delle abitazioni facciamo notare che nella palazzina di fronte al capannone sono alloggiati dei fratelli islamici. E' paradossale l'affermazione che ci sarebbe un andirivieni serale e notturno. Noi vogliamo soltanto - conclude Mustafa - vivere in pace e in serenità».
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