Caso in una materna, bimba in ospedale

Una bimba è stata ricoverata l’altra sera in Azienda ospedaliera a Padova perché affetta da meningite pneumococcica. La piccola è sotto strettissimo controllo clinico, ricoverata nel dipartimento di Pediatria e nelle prossime ore si spera di poter sciogliere la prognosi. Fortunatamente quella che ha colpito la bambina è una forma di meningite non contagiosa, tanto che è stato subito chiarito da una nota diffusa dalla direzione dell’Usl 6 Euganea che non è richiesta alcuna attuazione di misure di profilassi straordinarie per le persone che sono venute a contatto con la piccola. Certo è che con tutto il parlare che si è fatto in tempi recenti rispetto ai danni provocati da altre forme di meningite, in particolare quella da meningococco, a cui si aggiungono anche i casi di morte registrati specialmente in Toscana - l’ultimo con la morte di un bimbo di 22 mesi - il solo sentirne parlare fa rizzare le antenne. L’allarme, però, in questo caso è ingiustificato.
L’infezione che ha colpito la bimba - che vive a Noventa Padovana e frequenta una scuola materna, non è dovuta a meningococco ma a pneumococco: non c’è alcun rischio di epidemia. La bimba è stata portata in ospedale per quelle che sembravano complicanze di una brutta influenza. È stato grazie agli esami di laboratorio a cui è stata prontamente sottoposta a rivelare la presenza del batterio. Il quale si manifesta in casi isolati durante tutto l’anno, ma con picchi più forti in primavera e inverno. A differenza di altri tipi di meningite non dà origine a focolai e non richiede quindi interventi di profilassi antibiotica sui familiari e le persone che sono state a contatto con l’ammalato. Nè, tantomeno, la chiusura e la disinfezione degli ambienti frequentati dalla persona colpita. Se è vero che non c’è alcun rischio di contagio, è pur vero che si tratta comunque di un batterio forte e pericoloso, da qui la necessità di ricoverare la piccola in Azienda ospedaliera.
Un caso di meningite nel padovano che ha fatto molto discutere risale allo scorso ottobre quando un bimbo di appena un mese è stato ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Camposampiero per una meningite da haemophilus influenzae, un ceppo particolarmente pericoloso del batterio che non si manifestava in Veneto da almeno 15 anni grazie all’introduzione del vaccino. E a motivare la polemica, meno di tre mesi fa, fu il fatto che il piccolo non era stato sottoposto alla vaccinazione per scelta dei genitori.
È di pochi giorni fa la visita della campionessa paralimpica di scherma Bebe Vio con tutta la sua famiglia - mamma, papà e due fratelli - all’ospedale “Madre Teresa” di Schiavonia, a Monselice: l’amatissima sportiva di Mogliano che ha strappato anche un selfie con il presidente (ormai ex) degli Stati Uniti Barack Obama, si è sottoposta al vaccino. Lei che a 11 anni è stata colpita da una meningite fulminante di cui porta tutti i segni sul suo corpo, è diventata la principale testimonial per promuovere le campagne di vaccinazioni. E gli effetti si vedono dato che a decine in questi giorni, in tutta la regione, si stanno recando negli ospedali chiedendo di essere vaccinati.
Il Veneto era stato colpito nel 2007 da un focolaio di meningite di tipo C, che si manifestò nel Trevigiano, colpendo otto persone di cui tre morirono. Il 2016 in Veneto si è chiuso con 133 casi di meningite, 28 in più rispetto al 2015, che ha invece registrato 105 casi. Un leggero aumento provocato dall’azione più massiccia di tre batteri: haemophilus influenzae, listeria e pneumococco, quest’ultimo in modo misura prevalente. Negli ultimi tre anni su un totale di 425 casi - i dati sono della Direzione regionale Prevenzione - ben 311 sono stati provocati da pneumococco, la forma quindi non trasmissibile.
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