Cementeria, il giallo della lettera

La proroga dell’autorizzazione spedita a un indirizzo sbagliato. Cambiamo Aria: «Difficile crederci»
Monselice (PD), 10 ottobre 2017. Cementeria Buzzi Unicem ex Radici. Nella foto: nella parte sinistra l'impianto di catalizzazione EMAS che funge da vera e propria "marmitta catalitica" dell'impianto accanto a due forni dismessi.
Monselice (PD), 10 ottobre 2017. Cementeria Buzzi Unicem ex Radici. Nella foto: nella parte sinistra l'impianto di catalizzazione EMAS che funge da vera e propria "marmitta catalitica" dell'impianto accanto a due forni dismessi.
MONSELICE. C’è una lettera che avrebbe potuto cambiare del tutto o in parte le vicende della cementeria di Monselice e che ancora oggi rischia di avere un peso enorme negli avvenimenti. È quella che la Provincia ha spedito alla fine di febbraio del 2015 alla cementeria (al tempo targata Zillo, oggi Buzzi Unicem) ma anche al sindaco di Monselice Francesco Lunghi e all’Arpav per annunciare che, alla luce delle novità introdotte dalla Regione, «la scadenza dell’Autorizzazione integrata ambientale per l’impianto di cui in oggetto (la cementeria di Monselice) è prorogata al 13 settembre 2029». Nonostante questa lettera, fino a tre giorni fa tutti hanno creduto - o finto di credere - che l’autorizzazione sarebbe scaduta nel 2021 e che dunque la cementeria avesse, in qualche modo, i giorni contati. Dal 2015 è successo di tutto, ma soprattutto c’è stata l’infinita battaglia per fermare l’introduzione del Css nei forni dell’impianto. La Provincia, che avrebbe dovuto conoscere la nuova scadenza dell’Aia, ha convocato tavoli e prodotto documenti e ha taciuto. E il sindaco, che ha incontrato i cementieri e i cittadini e ha guidato riunioni e dato spiegazioni e presentato esposti in Procura, non ha mai “aggiornato” la vita della cementeria. La scadenza del 2029 è saltata fuori tre giorni fa, perché la Buzzi Unicem ha deciso di far chiarezza sull’orizzonte del suo progetto. Avendo, tra l’altro, appena comprato l’impianto, tutti si erano chiesti che senso avesse quell’investimento con quattro anni di attività davanti.


Il punto però adesso è un altro e colora di giallo la vicenda. Perché nessuno sapeva? Oppure perché sindaco e Provincia hanno coperto quella data. Lunghi giura di non aver mai visto quella lettera. «Sarei un pazzo se l’avessi vista e avessi fatto finta di niente», dice. «Abbiamo appena saputo che esiste e ne stiamo cercando traccia. Ma qui in municipio non si trova e io voglio capire se è arrivata e chi l’ha messa via».


Tra i destinatari il sindaco c’è, ma sotto il suo nome compare un indirizzo errato: è quello della posta certificata del Comune di Padova. Dunque la Provincia potrebbe aver spedito il documento a palazzo Moroni, nel capoluogo, e non a Monselice. Possibile che poi Padova non abbia notificato una lettera così importante al destinatario giusto? Diffidano di Lunghi, come sempre, quelli del movimento “Cambiamo aria”. «A pensar male spesso si indovina», attacca il portavoce Francesco Miazzi. «Questa vicenda solleva tante domande. Com’è possibile che la Provincia non abbia mai detto niente, neppure quando è stata chiamata a valutare una perizia in cui si diceva chiaramente che la scadenza dell’autorizzazione era il 2021? E il sindaco davvero può non aver mai saputo, neanche incontrando i cementieri? Tutti siamo rimasti all’oscuro di una notizia così importante ed è un fatto gravissimo». Il movimento però non si ferma alla presa d’atto: legali ed esperti sono mobilitati per capire se quella proroga automatica è valida o almeno impugnabile.E domani tutti in piazza. La battaglia è ripartita.


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