Padova Pride 2025, corteo arcobaleno per ridisegnare la città: sabato la festa

Sabato 31 maggio il Pride torna a Padova con una parata per la visibilità e i diritti LGBTQIA+. Musica, festa e lotta per una città più inclusiva e libera

Manuel Trevisan
La precedente edizione del Pride a Padova
La precedente edizione del Pride a Padova

È tutto pronto per il corteo del Pride, la parata arcobaleno che sabato sfilerà per le vie della città. Sarà una giornata di festa, ma anche di lotta.

Perché la comunità Lgbtqia+ marcerà per reclamare visibilità prendendosi lo spazio pubblico, quello che secondo la portavoce della manifestazione, Chiara Cuccheri, viene negato da un «governo che crea spazi sempre più sorvegliati e limitati, che rendono difficile vivere liberamente la propria identità».

«Il Pride non è solo un corteo – spiegano gli organizzatori – è un modo di affermare la nostra identità, di renderci visibili, di prenderci lo spazio che ci spetta». Lo slogan scelto per quest’anno è infatti «Il Pride ridisegna la città», sulla scorta di quello che ormai in città è ben noto perché riferito ai lavori per il tram: «Come comunità non vogliamo essere accettate solo a momenti ma sentirci parte della città, sempre. Vogliamo abbattere ogni barriera per dimostrare che una città queer è un luogo di vita e di rispetto. La città è fatta dalle persone che la vivono».

Il ridisegno di una Padova arcobaleno inizierà alle 15 di sabato in piazza De Gasperi dal lato di via Trieste, dove è previsto l’assembramento con musica e interventi dal palco. A condurre il pre-corteo saranno i content creator Edoardo Zaggia e Alberto Sacco. Il corteo partirà alle 16 e sfilerà per la città: da via Trieste si prosegue per viale Codalunga, via Giotto, via Matteotti, piazza Insurrezione, via Verdi, via Dante, piazza dei Signori, via Monte di Pietà, via Manin, piazza delle Erbe, via San Canziano, riviera Ponti Romani, infine corso Garibaldi per tornare al punto di partenza.

Qui la festa proseguirà con il dj set. Il Pride è per sua natura uno spazio accessibile. Per questo l’organizzazione ha predisposto, oltre a un percorso alternativo, dei punti di decompressione lungo il corteo ufficiale, che garantiscono maggiore spazio e meno rumore. Inoltre, saranno presenti anche interpreti Lis e numerosi volontari e volontarie, riconoscibili dalla pettorina e dalla bandana bianca sul braccio.

Arcigay

Secondo la presidente di Arcigay Tralaltro, Ilenia Pennini, il Pride deve essere un momento di lotta intersezionale, che parte dalle rivendicazioni dei diritti per la comunità Lgbtqia+ in Italia, ma che si allarga a questioni più macro, come quella della pace, della tenuta del sistema democratico e della crisi ambientale. Perché le diverse forme di oppressione e disuguaglianza si intersecano e si influenzano tra loro. Tenerlo a mente, spiega Pennini, permette di rendere la lotta realmente inclusiva.

«Sarà un Pride che allarga lo sguardo su forme di ingiustizia che attraversano la nostra società ma non solo – dice la presidente – Stiamo assistendo a un vero e proprio genocidio a Gaza. Come comunità non possiamo rimanere in silenzio e voltarci dall’altra parte. Tra le rivendicazioni che porteremo in piazza ci sarà sicuramente anche quella per il cessate il fuoco in Palestina».

«Non dimentichiamo che noi abbiamo la fortuna di poter celebrare il nostro Pride, nonostante moltissimi diritti ci vengono ancora negati, ma non è così in tutte le parti del mondo, e il divieto di manifestare a Budapest ne è un esempio – prosegue Pennini – Scendiamo in piazza anche per chi non può farlo, contro le politiche restrittive verso le persone della nostra comunità che si stanno diffondendo».

Politiche restrittive che riguardano sempre di più, secondo la presidente dell’ Arcigay padovana, anche il contesto italiano: «La repressione del dissenso e le zone rosse sono degli esempi: lo slogan che abbiamo scelto quest’anno nasce perché sentiamo l’esigenza di metterci in dialogo con la città per creare spazi di comunità, che siano sempre più a misura per le persone queer».

Infine, il Pride intende invitare a riflettere anche sul fatto che le scelte alimentari sono oggi cruciali non solo per la salvaguardia del Pianeta, ma anche per il benessere degli animali.

Le mamme 

«Sarà un Pride di grande festa». E non potrebbe essere diversamente per Daniela Ghiotto e Valentina Bagnara, mamme di Caterina, dopo la notizia arrivata dalla Corte costituzionale a seguito di una lunga battaglia legale: le famiglie arcobaleno composte da due mamme devono essere riconosciute in quanto tali.

Cadrà, quindi, l’impugnazione dei 37 atti di nascita registrati all’anagrafe. Così le figlie e i figli delle famiglie omogenitoriali potranno godere degli stessi diritti di quelli delle cosiddette famiglie tradizionali. «È una sentenza storica, arrivata dopo oltre 20 anni di lotta – dice Daniela – Una vittoria che, va sottolineato, arriva attraverso una sentenza di un tribunale e non con una legge: ancora una volta la politica si è mostrata distante dalla vita reale dei suoi cittadini e delle sue cittadine. Dati i tempi in cui viviamo così politicamente ostili alla comunità Lgbtqia+, è stata una notizia che ormai non speravamo più di ricevere».

Questo traguardo, spiega Daniela, rappresenta un passaggio fondamentale: i Comuni, al contrario di quanto avviene oggi, non potranno arbitrariamente scegliere di registrare o non registrare gli atti di nascita, ma saranno tenuti a farlo per legge. «Si tratta di uno spartiacque importantissimo che permette di abbattere un muro e per la prima volta riconoscere che le famiglie formate da due donne sono legittime. Ringraziamo il sindaco Sergio Giordani per non aver mai indietreggiato, tutte le amministrazioni che sono state dalla nostra parte, il gruppo legale di famiglie arcobaleno e Rete Lenford. Finalmente ci siamo liberate di un grande peso e di una grande preoccupazione, per la nostra famiglia e soprattutto per nostra figlia. Abbiamo già iniziato a festeggiare tra di noi, continueremo al Pride, dove porteremo in piazza questo pezzo di diritti che siamo riuscite a conquistare con tanta fatica – continua Daniela – Ma non c’è solo la festa, sabato sarà anche una giornata di lotta, per tutti quei diritti che ancora vengono negati alla nostra comunità».

Il mio primo Pride

Quello di sabato sarà il primo Pride a Padova per Chiara Sgarbi, studentessa fuorisede di Psicologia, da qualche mese arrivata nella città del Santo per portare avanti i suoi studi universitari.

«Ho grandi aspettative, arrivo da una città medio-piccola che non è caratterizzata da una grande apertura mentale. Qui a Padova ho trovato sin da subito un luogo ben disposto ad accogliere le persone Lgbtqia+ e più in generale ad accettare le persone per quello che sono». Nonostante Chiara abbia già partecipato a diverse parate arcobaleno in giro per l’Italia, per lei quello padovano è sicuramente tra i Pride più importanti nel percorso di rivendicazione dei diritti per la comunità queer.

«Mi sembra che Padova sia una città molto attenta e sensibile ai diritti delle persone: ho preso già parte a diverse altre iniziative e manifestazioni e ho notato grande partecipazione e vicinanza da parte di tantissime persone – dice Chiara – Inoltre, ci sono numerosi collettivi e spazi di socialità in cui è facile sentirsi accolti e conoscere nuove persone. Per questo penso che sarà un Pride molto partecipato, da persone che fanno parte della comunità Lgbtqia+ ma non solo, e che la città si riempirà di musica e colori».

Chiara, infatti, vive il Pride con grande entusiasmo e come un momento di festa e condivisione: «È una vera festa di libertà, in cui ognuno può sentirsi finalmente al proprio posto senza preoccupazioni – continua la studentessa – Ma non solo: è anche un momento di rivendicazione, di tutti quei diritti che ancora vengono negati. Per questo penso che il Pride dovrebbe essere considerato al pari di una festa nazionale: un momento di festa, riflessione e rivendicazione che unisce tutte le persone». A rendere Padova una città particolarmente inclusiva agli occhi di Chiara è anche la presenza di un’università in cui l’idea di libertà è fondativa

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