Cenone portato a domicilio «Così proviamo a resistere»

Segato (Appe): «Incassi fortemente ridotti con lo stop ai veglioni di Capodanno Si potrà recuperare qualcosa, circa un milione, puntando sul take away» 

padova

A causa del Covid i ristoratori padovani subiranno una pesantissima perdita di incassi sia per il prossimo Natale che per il cenone di Capodanno. La perdita più grave la registreranno per i veglioni e i cenoni che non potranno più organizzare nella notte di San Silvestro, sempre se, dopo il 3 dicembre, con un atteso e nuovo Dpcm, saranno confermate le normative attuali.

L’anno scorso furono 600 i ristoranti, tra Padova e provincia, a organizzare il classico cenone all’interno dei locali, in genere anche con balli e cotillons, in attesa della tradizionale bottiglia di spumante o champagne da stappare a mezzanotte per dare il benvenuto al nuovo anno. In media ogni ristorante ha fatto 100 coperti con un prezzo medio a cenone di 75 euro, in caso di menù di carne e un po’ di più per il pesce, con gamberoni e spaghetti alle vongole in primo piano. L’incasso generale è stato stimato in 4, 5 milioni di euro.

Cosa succederà, invece, alla fine di quest’anno? «Cenoni e veglioni sono vietati già da oggi per legge, per evitare assembramenti di ogni tipo» osserva il direttore generale di Appe Filippo Segato, «in pratica si perderanno tutti gli introiti. I ristoratori potranno incassare qualcosa solo se decideranno di lavorare con l’asporto, con la consegna a domicilio della cena di Capodanno. Abbiamo calcolato che, al massimo, potranno incassare poco più di un milione. Quindi, se teniamo conto anche del cenone take away, si perderanno, in tutto, almeno 3,5 milioni. Una vera Caporetto per concludere in bellezza, si fa per dire, questo terribile 2020».

Sempre l’associazione pubblici esercizi, presieduta da Erminio Alajmo, contitolare delle Calandre, ha calcolato anche le perdite per il pranzo di Natale. Nel 2019 sono stati 800 i ristoranti che sono rimasti aperti per il pranzo del 25 dicembre. Una media di 70 coperti per ristorante e 50–60 euro come prezzo medio, inclusi, in genere, il vino e una bottiglia di spumante. Il giro d’affari fu di 3, 5 milioni. Diversi i conti che si possono prevedere per il Natale 2020, con il Covid di mezzo. Con le normative che si dovranno rispettare, ossia con meno tavoli e meno clienti per ogni tavolata, al massimo, tenendo conto che ci sarà una riduzione media del 40% dei commensali, con un pranzo medio di 50 euro a persona, si incasseranno solo 1,8 milioni. Una perdita secca di 1,7 milioni di euro. «Leggermente diversa la situazione per i ristoranti che decideranno di lavorare anche o solo per un menù da asporto» aggiunge Segato, «solo un 20% dei ristoratori potrà garantire sia il menù in presenza che il pranzo per asporto. Purtroppo, anche in questo caso le entrate, anche laddove c’è un buon rapporto qualità/prezzo, saranno totalmente diverse da quelle di un anno fa».

In totale, se non si tiene conto dell’asporto, i ristoratori perderanno oltre sei milioni di euro, limitando la perdita a 5 milioni se la soluzione take away riuscirà a fare breccia anche per le festività di fine anno. E i dolori non sono finiti: data la situazione, infatti, è previsto anche un calo drastico dell’occupazione nel settore. A Natale si perderanno 1500 posti di lavoro temporaneo, tra lavoratori occasionali e stagionali, mentre per i mancati cenoni il numero è destinato a salire fino a cinquemila. —



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