Centoventi posti a rischio per la crisi della Comdata

L’azienda si occupa di informatica e tra due mesi scade la cassa integrazione Giorni febbrili tra Rsu e sindacati per il futuro dei lavoratori di via Dalla Costa
Di Felice Paduano

PADOVA. A Padova tra i settori più in crisi c’è anche quello dell’informatica. Da anni, prima in via Croce Rossa ed attualmente in via Dalla Costa 2, lavoravano alacremente i centoventi lavoratori della filiale veneta della Comdata, una delle aziende più note nel comparto del Business Process Outsourcing e nei sub-appalti dei call center, con uffici anche a Bucarest, Craiova e Galati, in Romania. Anche nella sede di Padova Uno, come d'altronde nelle sedi di MiIano, Torino, Roma, Lecce e Napoli-Pozzuoli, da due anni a questa parte il lavoro è andato via via calando. Tant’è che attualmente numerosi dipendenti, tra cui anche alcuni laureati e tanti diplomati, sono stati posti in cassa integrazione straordinaria.

Un riposo forzato, che scadrà tra due mesi e che, alla fine del percorso della Cigs in vigore, potrebbe portare anche a tutta una serie di licenziamenti dal momento che la Comdata (5.000 lavoratori, presidente Enrico Saraval ed ad Massimo Canturi) non riesce più ad ottenere le numerose commesse che portava a casa sino a tre anni fa. Per cercare di arrivare preparati al meglio quando anche nella filiale di Padova cominceranno ad arrivare i tempi più bui di quelli attuali, proprio in questi giorni si stanno tenendo i primi contatti tra le Rsu ed i sindacalisti del settore. D’altronde non è la prima volta che Comdata finisce sulle pagine dei giornali sia per la crisi che per le condizioni di lavoro dei dipendenti di alcune sedi sparse per la penisola. Tant’è che, anche nel recente passato, specialmente nelle sedi di Roma e Torino, i sindacati locali di base hanno organizzato mobilitazioni. E’ stato creato anche un infuocato blog chiamato, con grande ironia, Cets. Ossia “Comitato esternalizza tù sorella».

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