Cera, il compositore che scrive il rumore delle auto elettriche

Andrea Cera In basso un’auto elettrica fa il pieno di elettricità
Andrea Cera è un giovane compositore di musica d'avanguardia. E' nato e vive a Malo (naturalmente quando è in Italia), si è diplomato e ha insegnato sino all'anno scorso al Conservatorio di Padova, ora insegna Sound design-Nuove tecnologie a Brera2 e collabora con l'IRCAM al Centre Pompidou di Parigi. Negli ultimi tempi i giornali d'oltralpe, compreso Le Monde, hanno avuto modo di occuparsi di lui per alcuni appuntamenti di alto profilo sperimentale. Il 25 novembre il pubblico riunito all'IRCAM di Parigi e quello presente al corrispettivo austriaco di Graz, hanno potuto assistere a un concerto a "quattro mani": solo che i "pianisti" erano distanti centinaia di chilometri e comunicavano con degli avatar musicali. L'evento s'intitola "Zoom Up" e fa parte di una trilogia basata sulle nuove frontiere nelle tecnologie dello streaming (flusso di dati audio-video) e della comunicazione in rete. Il primo di questi "They are here" è stato presentato al 104, un ex complesso di pompe funebri diventato il centro delle arti più d'avanguardia di Parigi. Si basava sull'interazione tra gruppi di visitatori tramite la cattura e la trasmissione di dati relativi ai loro movimenti, che generavano presenze aeree e inquietanti. Il secondo, "Invisibile Line", permetteva invece a utenti in rete tra Amburgo e Genova di danzare insieme su una musica generata da computer che analizzavano il tipo di sinergia fisica tra gli utenti. Nei tre eventi è stato usato un software creato all'Università di Genova, un programma che permette di analizzare i movimenti del corpo captati da una telecamera. E siamo all'ultimo exploit, forse più prosaico ma altrettanto affascinante. Il 5 dicembre alla Biennale del design di Saint- Etienne, è stato reso noto il vincitore di un concorso per la "colonna sonora" delle troppo silenziose macchine elettriche, ottime per l'ambiente ma rischiose per pedoni e ciclisti. La Renault, in pole position in questo campo, ha scelto la composizione di suoni-rumori realizzata da Cera all'IRCAM. Che bisogno c'era di rivolgersi a un compositore, non bastava un clacson? Andrea Cera sorride: «Ci voleva un progetto creativo, sperimentale, all'altezza dell'automobile del futuro, in grado di tradurre le idee in suoni. Siamo partiti da rumori meccanici come la catena di bicicletta, teli di plastica che sbattono contro i raggi ma poi abbiamo sviluppato centinaia di suoni, presentati al salone dell'automobile di Parigi insieme alla concept-car elettrica DeZir. Quanto al clacson...quel tipo di segnalazione aggressiva del pericolo è da escludere, il suono deve comunicare una presenza, essere percepito quasi senza accorgersi, senza far sobbalzare il passante». Abbiamo sentito il suono vincitore: è come uno sciame di energia che sembra spostare qualcosa su orbite diverse, come in un film di fantascienza, ma è anche delicato, "sportivo e mistico" come dice il responsabile del settore su You Tube. Come si trova a navigare tra ricerca pura e applicazioni industriali? «Si tratta di due mondi che si nutrono a vicenda: la ricerca permette di sperimentare metodi e sonorità che poi si inseriscono gradualmente nel panorama commerciale. Il lavoro industriale mi permette di tenere i piedi per terra e di avere sempre presente il ritmo del mondo contemporaneo. L'unica difficoltà sta nel far convivere filosofie del tempo di lavoro molto diverse. Da una parte progetti che possono durare anni, con scadenze fissate molto in anticipo; dall'altra richieste dell'ultimo momento con tempi di lavoro strettissimi». A che punto siamo in Italia in questa direzione di lavoro? «In Italia il panorama commerciale è ancora dominato dalla voce, dal testo e da un uso piuttosto convenzionale dell'audio, come dimostra la maggior parte della pubblicità in televisione. Nonostante ciò, ho la fortuna di collaborare con alcune agenzie che hanno ben chiara la potenzialità del suono nel multimedia, con queste possiamo lavorare in modo molto creativo e sono sicuro che nel prossimo futuro potremo avere dei bei risultati».
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