Cestaro ha nuovi soci e un sogno: «Del Piero in biancoscudato»

PADOVA. Ha sentito di Del Piero e del suo ultimo anno alla Juve? La risposta del patron del Padova Marcello Cestaro è semplice: «Dove ha cominciato a giocare? Al Padova, giusto? Sarebbe bello allora che chiudesse la sua carriera là dove l’ha iniziata...». Nel giorno dell’ingresso di nuovi soci nella società biancoscudata, Cestaro sogna. Sogna il ritorno di un grande campione nel Padova, magari in serie A.
Sono giornate piene, queste, per Marcello Cestaro, fra apparizioni in tv (martedì serà a Telenuovo), chiacchierate con amici e conoscenti e l’assemblea degli azionisti biancoscudati, andata in scena ieri sera nello studio del notaio Cassano, in via Trieste.
Le novità Coli e Vecchiato. «Vi avevo detto che mi sarei incontrato con alcune persone interessate ad entrare nel Padova - racconta il patron - Così è stato. Una cena la scorsa settimana (a Vigonza, ndr) è servita allo scopo. Quando c’è qualcuno che mi dice: “Marcello, ti posso dare una mano?” non mi tiro mai indietro. Non parliamo di grosse cifre, ma il contributo economico che ognuno è pronto a garantire serve sempre alla causa del Calcio Padova». Chi sono i piccoli nuovi soci? Uno lo conosciamo già, Pierluigi Pittarello, ex titolare con i fratelli dell’omonimo gruppo calzaturiero rilevato quest’anno da Benetton e già nel Cda come consigliere; il secondo è Claudio Coli, fondatore dell’azienda di ortofrutta Il Melograno di Santarcangelo di Romagna, fornitore del gruppo Unicomm, che renderà ufficiale il suo ingresso lunedì. A Cestaro lo ha presentato Giorgio Maschio, titolare con il fratello Egidio della fabbrica di macchine agricole che ha sede a Campodarsego, interessato anch’egli ad avere azioni della Spa biancoscudata; il terzo e il quarto sono i due fratelli Sandro e Michele Vecchiato, titolari dell’Interbrau di Ronchi di Villafranca, leader delle birre speciali in Italia.
Il derby. A 48 ore dalla sfida con i biancorossi il ricordo che affiora è quello del 21 aprile scorso, un 4-1 senza storia per la squadra di Dal Canto, in un Euganeo pavesato a festa, grazie alle settemila magliette regalate ai tifosi di casa. «Una giornata eccezionale - commenta il cavaliere - con una coreografia meravigliosa. L’entusiasmo fu contagioso, magari si ripetesse tutto sabato!». E invece? «Sarà una battaglia, come sempre. Dopo aver visto in tv perdere i ragazzi in quel modo a Varese, noi e il Torino dovremo rassegnarci: troveremo sempre avversari con il coltello fra i denti. All’Ossola ne abbiamo avuto un esempio: erano arrabbiati per essere usciti in semifinale ai playoff e Maran aveva masticato amaro sei mesi fa in quel derby. Ora c’è il Vicenza, che mi pare rigenerato con la guida tecnica di Cagni». Ci dica la verità, non c’è mai stata, in questi anni, una possibilità di acquisire il club biancorosso? «Sì, con Diquigiovanni ed altri, ma vennero gli inglesi e non se ne fece nulla».
L’obiettivo. Un rammarico di fondo c’è, sempre lo stesso: «La famiglia non la vedo più o quasi, lavoro il doppio di prima, e con il calcio l’impegno e i costi si sono moltiplicati. La gente mi vuole bene, lo so, ma non basta. Ci sarebbe voluto qualcosa in più (evidente allusione al centro commerciale mai realizzato, ndr). Quanto alla squadra, abbiamo fatto di tutto e di più per dare all'allenatore un gruppo competitivo. L’obiettivo è chiaro, anche se mi fermo qui».
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