Chiara, il talento sta cercando l’anima

Passaggi da brivido ma anche momenti piatti: alla sua gran voce manca solo il coraggio di osare
Di Matteo Marcon

Chiara Galiazzo e il potere della sua voce: con la data di apertura del tour estivo ha fatto rivivere le emozioni della sua irresistibile ascesa nel mondo della musica leggera italiana. È una storia che continua a mesi di distanza dal trionfo di X-Factor e dal semi tonfo di Sanremo. Il merito è soprattutto della sua voce, intonatissima, limpida e versatile: anche dal vivo non tradisce le aspettative. Sembra un disco e questo, oggi, è anche il suo limite. La cantante di Saonara, tecnicamente perfetta, senza mai una sbavatura o un’esitazione, sabato ha tenuto a battesimo a Piazzola sul Brenta l’Hydrogren Festival, davanti al pubblico di casa. Tra i mille presenti, almeno una cinquantina di parenti (nonne comprese), fan da diverse parti d’Italia, qualche curioso e non pochi biglietti omaggio.

L’emozione della cantante di Saonara nell’esibirsi per la prima volta nella “sua” Padova, ha rappresentato il karma del concerto: «Oggi per me è una giornata speciale, sono emozionatissima, rischio di commuovermi». Ha ripetuto questa formula tra una canzone e l’altra, a ritmo costante: «Questo concerto è una delle cose più emozionanti che ho mai fatto», poi esita due secondi e confessa: «non mi lasciano parlare...».

Nemmeno il tempo di dirlo che la band in effetti è già partita. Chi apprezza la rossa padovana può consolarsi con la sua presenza in tv e sui manifesti delle città, grazie alla campagna pubblicitaria che la vede protagonista. Per lei, che un anno fa era una stagista in una società finanziaria milanese e una delle tante allieve sfornate dal Cpm di Milano (Centro Professione Musica, prestigiosa scuola fondata nel 1984 dal chitarrista della Pfm Franco Mussida) tutto questo conta poco: vive da qualche parte sull’arcobaleno dorato del mestiere che ha sempre sognato. Per omaggiarla c’è addirittura chi arriva a trasformare l’Urlo di Munch nel suo famoso “bagigio” portafortuna.

Lo zoccolo duro dei fan non manca. Ma alla lunga il live risulta un po’ soporifero, freddo. I musicisti, tutti preparatissimi, sono ancorati al click delle basi elettroniche (ogni tanto spunta qualche coro in playback che raddoppia la voce e davvero non ce n’è bisogno), Chiara poi preferisce non osare: le cover proposte, soprattutto nella parte centrale del concerto con un raffinato set acustico, sono le stesse presentate durante le puntate di X-Factor, quando a guidare la sua evoluzione artistica c’era il geniaccio Morgan. Quei lampi di creatività si perdono oggi in uno show troppo piatto, che accelera solo un po’ verso il finale grazie al singolo estivo e ritmato “Vieni con Me” e il bis del singolo “Due respiri”.

Sembra che per Chiara “L’esperienza dell’amore” - quello che fa impazzire, di gioia e di dolore - debba ancora arrivare: meglio anestetizzare le emozioni e cantare ancora un po’ col freno a mano tirato. Sarebbe miope non riconoscere le sue potenzialità, che emergono soprattutto sulle raffinate melodie di “Shake it Out” (Florence & The Machine) e “Teardrop” (Massive Attack), ma le interpretazioni sono sempre troppo misurate se non addirittura mosce. In certi momenti sembra di trovarsi davanti alla nuova Mina (su “Estate” merita l’encomio), in altre occasioni a un’anima incompiuta, incapace di gestire il grande palco, priva di una storia personale che garantisca credibilità artistica.

È il difetto dei talent: prendete una dote naturale ineccepibile, fatela passare attraverso l’acceleratore di particelle rappresentato dall’industria del marketing televisivo e otterrete Chiara Galiazzo. Come Barry Lyndon rischia in futuro di oscillare tra la celebrità e l'anonimato. Per ora lasciamola cantare “Over the Rainbow”.

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