Temperature elevate e accoglienza al completo: emergenza al canile di Presina

In questo momento gli ospiti sono 120: «Arrivano animali di grossa taglia abbandonati o di cui i proprietari non sono più in grado di prendersi cura»

Silvia Bergamin
Emergenza al canile di Piazzola sul Brenta
Emergenza al canile di Piazzola sul Brenta

È piena emergenza al canile di Presina, dove il caldo di queste settimane si somma a una situazione già al limite per il numero di animali ospitati e alle continue richieste di accoglienza. Al Rifugio San Francesco, i box sono quasi tutti occupati: i cani presenti sono 120. E le telefonate non si fermano.

«Arrivano soprattutto cani di grossa taglia, spesso acquistati o adottati da persone che non hanno la minima conoscenza delle loro esigenze e della loro gestione» racconta il responsabile della struttura, Giovanni Tonelotto «quando poi diventano ingestibili o mostrano comportamenti aggressivi, si pensa di abbandonarli o di portarli qui.

Per questi animali è necessario un percorso di recupero, seguito da educatori cinofili esperti, ma tutto questo comporta costi aggiuntivi».

Accanto agli abbandoni legati a imprudenza o superficialità, aumentano anche i cosiddetti “casi sociali”: persone che, spinte da un amore mal interpretato verso gli animali, finiscono per accumulare cani senza essere in grado di garantire loro benessere e sicurezza.

A tutto questo si sommano le storie difficili di chi è costretto a separarsi dal proprio cane per motivi di salute, per uno sfratto o a seguito di una separazione. I numeri parlano chiaro.

Negli ultimi vent’anni il canile di Presina ha accolto più di 6.000 cani. Numeri che raccontano il lavoro incessante dei volontari ma anche una criticità cronica che si ripresenta ogni estate, aggravata ora dalle ondate di caldo che rendono più complessa la gestione quotidiana. E se la situazione dei cani è già pesante, quella dei gatti non è da meno.

Le richieste di accoglienza aumentano ogni giorno e la struttura, pur non essendo nata per ospitare felini, cerca di dare una mano. «Quando riceviamo segnalazioni di cucciolate in case dove già vivono cani di grossa taglia, è difficile dire di no» spiega Tonelotto.

Fondamentale, in questo senso, è il supporto delle volontarie che si occupano delle colonie feline presenti sul territorio. La sterilizzazione resta l’unica soluzione efficace per contenere il fenomeno. Un messaggio ribadito anche nel recente convegno di San Martino di Lupari, voluto dal sindaco Nivo Fior dopo episodi di maltrattamenti su gattini. «La prevenzione passa da qui» insiste il responsabile.

Nonostante tutto, qualche buona notizia arriva. «Anche in questa estate così difficile» dice Tonelotto, «siamo riusciti a concludere alcune adozioni, grazie al lavoro di sensibilizzazione e al rapporto positivo con le istituzioni.

Inoltre, alcuni volontari hanno seguito corsi a proprie spese per migliorare le loro competenze e garantire un supporto sempre più qualificato agli animali». Un segnale che si inserisce in un contesto nazionale che sta finalmente cambiando.

Dal 5 giugno è in vigore la legge 82/2025, che modifica il codice penale e quello di procedura penale, inasprendo le pene contro chi maltratta gli animali: si arriva fino a quattro anni di carcere e 60 mila euro di multa.

«È una svolta importante» conclude Tonelotto, «che riconosce agli animali il loro valore di esseri senzienti, come previsto dalla Costituzione.

Ma non dobbiamo abbassare la guardia: dietro ogni cane o gatto che arriva c’è una storia che parla di abbandono e sofferenza. Solo l’impegno di tutti può cambiare le cose». 

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