Padova, prima pietra nel 2026 per la chiesa moldava nell’area di via Longhin
Prende forma il santuario ortodosso più importante del Nord Est. A fine novembre è previsto il voto in consiglio comunale, padre Vasilij: «Sarà finanziato dai fedeli, non da Mosca»

Potrebbe diventare il più importante luogo di culto della chiesa moldava d’Italia. Di sicuro, sarà un punto di riferimento del Nord Est. E la prima pietra potrebbe essere posata entro il 2026.
Sono in corso in questi giorni incontri in Comune tra i settori tecnici e l’associazione cristiana moldava per la realizzazione della chiesa ortodossa di via Longhin.
«L’iter è stato complesso, perché con tutti gli enti interessati si è lavorato in modo accurato», riflette l’assessore Antonio Bressa, che sta seguendo gli ultimi passaggi prima dell’approdo del permesso di costruzione convenzionato in consiglio comunale, previsto il prossimo 26 novembre.
«Il complesso non comprende solo la chiesa (da 800 posti, ndr)», chiarisce l’architetto Glauco Mattiussi, che ha curato la progettazione per la comunità religiosa. «Comprende anche parcheggi, campi sportivi, refettorio, l’opera parrocchiale, l’abitazione del sacerdote e un piccolo auditorium-teatro che verrà dato in uso anche al Comune», chiarisce. È previsto che siano piantanti anche 119 alberi.
Il progetto – che sarà autofinanziato dagli stessi fedeli – si compone di cinque stralci: il primo, in ordine di costruzione, sarà la chiesa. «Poi procederemo man mano che arriveranno sufficienti donazioni», spiega padre Vasilij Scestovskij.
Fugando così anche i sospetti che a finanziare l’opera possa esserci lo zampino della Russia. «La nostra parrocchia dipende dal patriarca di Mosca, ma come associazione siamo indipendenti», riflette padre Vasilij, «e legati al patriarca metropolitano di Parigi».
Il precedente nodo burocratico era stato sciolto ancora nel 2020, con una delibera passata in consiglio comunale che ha approvato la variante urbanistica per permettere alla comunità moldavo-ortodossa di Padova (denominata “Natività Santissima Maria”) di realizzare la propria chiesa, «e garantire così la libertà di culto», sottolinea Bressa.
Il terreno, in precedenza agricolo e poi convertito in area dedicata a servizi religiosi, è stato acquistato dalla comunità per 400 mila euro. Con il beneplacito della Soprintendenza (che ha però chiesto di abbassare chiesa e campanile per la vicinanza al fiume) il progetto potrebbe passare alle fasi di realizzazione nei prossimi mesi. Il costo? Ancora da definire, ma si parla di milioni di euro.
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