Chiude la Polizia Postale di Padova, scattano le proteste

PADOVA. Drastico ridimensionamento per la Polizia Postale. Le voci che circolano da tempo sono ormai costanti: «Il dipartimento di Pubblica Sicurezza si appresta a dismettere l’apparato capillare ad oggi presente sul territorio di Polizia Postale e delle Comunicazioni» denunciano i sindacati di categoria in un documento collettivo annunciando il rischio di un taglio delle sedi provinciali, Padova compresa. La Polizia Postale garantisce assistenza alla Polizia Giudiziaria e opera soprattutto nel campo della criminalità on-line, ad esempio per quanto riguarda la pedopornografia.
Secondo il modello organizzativo che dovrebbe essere messo in atto a breve ci sarebbe il mantenimento di un ufficio nei soli capoluoghi di Regione e la chiusura di circa 70 sezioni provinciali (dalle 80 attuali) con il conseguente quasi dimezzamento dell’organico passando da poco meno di 2000 a poco più di 1000 operatori. «Questi professionisti sarebbero costretti a lasciare i loro incarichi per vedersi “riciclare” in ambienti e compiti non specialistici» spiegano i sindacati, «a danno di tutta la collettività in generale e di quella padovana in particolare». I sindacati annunciano lo stato di agitazione e definiscono il progetto «paradossale e anacronistico» in quanto «la presenza capillare sul territorio è risultata essere in questi anni un modello vincente».
Anche il senatore Maurizio Saia si è occupato del caso e ha presentato un'interrogazione urgente in Senato. «La risposta nella lotta alla criminalità e nella tutela della sicurezza pubblica non può e non deve passare attraverso tagli indiscriminati e dannosi per la collettività» ha commentato Saia, «questa gestione è improntata meramente su criteri di economicità e flessibilità, a scapito esclusivo del servizio che si vorrebbe e dovrebbe fornire: la sicurezza al cittadino».
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