«Ci devono ancora pagare e ora siamo pure indagati»

Oltre al danno, la beffa, perché a rimetterci alla fine sono sempre i più piccoli. È questa, in sintesi, l’amara constatazione di Simone Mazzaro, presidente del consiglio di amministrazione della società cooperativa “Costruire” che ha sede in via Paganini.
L’impresa è finita nel calderone dell’inchiesta “Grande Tagliamento” su appalti truccati di opere pubbliche per un valore di oltre un miliardo di euro avviata nei giorni scorsi dalla Procura di Gorizia. Sono stati quasi 400 i finanzieri del Comando Fvg impegnati nel Triveneto e in tutta Italia in acquisizioni documentali, perquisizioni e sequestri disposti su 120 società e 220 soggetti. L’inchiesta ipotizza turbative d’asta tra le imprese coinvolte per effetto di pratiche collusive, ma anche frodi nella realizzazione e manutenzione di opere pubbliche, con lavorazioni eseguite utilizzando talvolta materiali non certificati, difformi da quelli dichiarati e in quantitativi inferiori rispetto a quelli richiesti e fatturati, con conseguenti gravi violazioni anche di natura ambientale, il tutto con il comportamento a volte omissivo di coloro che avrebbero dovuto esercitare funzioni di controllo.
favorevoli ai controlli
«Com’è noto» spiega Mazzaro «anche noi abbiamo avuto un’ispezione della Guardia di finanza. Personalmente mi fa piacere che lo Stato svolga il proprio dovere di accertamento dato che la vicenda di Gorizia, da cui l’indagine trae spunto, è davvero emblematica».
L’appalto per i lavori di corso Italia a Gorizia, nei quali è impegnata l’impresa piovese, si svolge secondo questa sequenza. «Il lavoro» continua Mazzaro «è aggiudicato alla Co.ge.t. di Bari per un importo totale complessivo di 2,1 milioni di euro. Noi abbiamo svolto parte dei lavori in corso Italia con un subappalto autorizzato dal Comune, con un contratto per lavori pari a 450 mila euro. Il limite massimo subappaltabile era di 630 mila euro, quindi pienamente nel rispetto delle regole. Ciò nonostante, mentre il lavoro è stato eseguito a regola d’arte, senza alcuna contestazione, alla presenza giornaliera della Direzione lavori e del responsabile del Comune, la ditta Co.ge.t. , appaltatrice dei lavori, non ci ha pagato la bellezza di 286 mila euro. Nonostante Comune e Direzione lavori fossero perfettamente a conoscenza dell’inadempimento nei pagamenti da parte di Co.ge.t., gli stessi hanno insistito più e più volte nel fare proseguire i lavori. Oggi siamo ancora a chiedere con fermezza il dovuto al Comune,che continua a procrastinare il pagamento delle somme, trincerato dietro alla burocrazia da ormai quasi un anno».
Comune latitante
La “Costruire” si appella all’inosservanza da parte del Comune del Codice degli Appalti che prevede la tutela del subappaltatore, qualora l’appaltatore sia inadempiente.
«Hanno tutelato tutti tranne noi che abbiamo materialmente eseguito i lavori a nostre spese» constata amaramente il presidente «e per ringraziamento ci hanno inviato un’ispezione della Finanza. L’azienda di cui sono amministratore è finita nel frattempo in una grave crisi finanziaria per questa vicenda. Siamo una piccola realtà, che esegue lavori di modesta entità e non riusciamo più a fare fronte ai debiti nei confronti dei fornitori. Da oggi dovremo anche sostenere le spese di avvocati e tribunali per difenderci da un’inchiesta che ci toglierà altre risorse vitali e si concluderà presumibilmente in un nulla di fatto». —
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