Ciak di Checco Zalone alla Stanga, lite tra troupe e condomini

I residenti del palazzo di via Boscardin hanno chiamato i vigili urbani. Si sono ritrovati un cavallo in giardino
BARSOTTI - SET CHECCO ZALONE
BARSOTTI - SET CHECCO ZALONE

PADOVA. È guerra senza esclusione di colpi tra la troupe del regista attore Checco Zalone, la Taodue srl e i condomini di via Fratelli Boscardin, alla Stanga. Si tratta di cinque palazzine che affacciano su un cortile comune, in tutto 22 appartamenti. Parte del film è stato girato tra l’interno e l’esterno del civico 26, forti di un contratto con il proprietario dell’appartamento prescelto. Agli altri proprietari, coinvolti per le parti comuni, la troupe ha offerto due giornate da figuranti: 83 euro lorde a giornata, 160 nette per i due giorni di riprese. I condomini non si sono accontentati e hanno chiamato gli avvocati. La controproposta economica è segreta, ma da voci di cortile sembra abbiano avanzato una richiesta di 6 mila euro per palazzina, ovvero circa mille euro a famiglia e la ristrutturazione del giardino.

La sceneggiatura prevede che in via Boscardin abitino i nonni di Zalone, una famiglia emigrata a Padova dal sud. Lunedì scorso alcuni condomini hanno trovato nella cassetta della posta l’avviso che dall’indomani (e fino a ieri) ci sarebbero state le riprese di un film. Martedì, primo giorno di riprese, il cortile di via Boscardin si è trasformato in uno studio cinematografico e sono spuntate dal nulla cento persone, un intero guardaroba per attori e comparse, un cavallo e un alano, oltre a una vagonata di uccellini e tir che hanno letteralmente invaso strada, cortile, parcheggi e giardino. E sono piovute le lamentele: «Hanno impedito ai residenti di un condomino intero di rincasare dopo il lavoro: hanno dovuto attendere la fine della riprese», riferisce Giulia Marchiori, residente, «e il mio cane dava fastidio perché abbaiava».

«Ci hanno imposto tv e radio spente», lamenta Elena, «e addirittura i bambini non hanno potuto giocare in giardino e hanno brontolato per il pianto dei più piccoli». Così è scattata la controffensiva dei residenti: si sono riuniti, hanno fatto il punto e deciso di dare mandato agli avvocati Munaro e Sgarbosso. «Legalmente vanno considerati più aspetti», spiega Sgarbosso, «sul piano penale sono entrati in un’area condominiale senza permesso e si evidenziano profili d’illecito. Sul piano civile è stato siglato un contratto con uno dei condomini che, a sua volta, ha limitata facoltà di decidere sia per l’immagine che per l’utilizzo degli spazi comuni».

Tuttavia il fronte dei dissidenti non appare così forte: alcuni proprietari, in particolare delle nonne, non sono convinte che far causa a Checco sia una buona idea: «un toso così gentile, mi sono fatta fare l’autografo», racconta una signora; e un’altra aggiunge: «ma quando mai ci capita di assistere a riprese di un film importante?». «Siamo disponibili a cercare un accordo», conferma Giacomo Gagliardo, della Taodue srl, «fermo restando che abbiamo l’autorizzazione firmata di tutti i condomini del civico 26 e di una manciata di altri proprietari». «Non cerchiamo soldi», reagisce Paolo Fabretti, proprietario, «mi adeguo alla maggioranza. Di sicuro il comportamento è stato maleducato».

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