Cinque colossi vicino al vescovo Opsa ha un bilancio da 26 milioni
PADOVA. Il gigante, intorno al sole della diocesi, è l’Opsa, l’Opera della Provvidenza Sant’Antonio, a Sarmeola di Rubano. Intuizione del vescovo Bordignon, l’opera inizia la sua attività a marzo del 1960 per accogliere le persone con gravi disabilità. Oggi si articola in nove padiglioni e 27 nuclei residenziali che accolgono i malati, un padiglione per i religiosi non autosufficienti, e un padiglione con tre nuclei residenziali per l’assistenza di anziani gravemente non autosufficienti. In più ci sono il complesso dell’infermeria con quattro nuclei residenziali, un poliambulatorio, sala visite, una palestra attrezzata, un teatro da 750 posti, laboratori, palestre, aule, una piastra servizi con cucina e lavanderia, una chiesa e tre cappelle. Il tutto in mezzo a un’area verde di circa 200 mila metri quadri. C’è poi un complesso staccato, quello di Casa Madre Teresa di Calcutta, destinato ai malati di Alzheimer, che si articola in due nuclei residenziali e due nuclei diurni, un auditorium, spazi per attività sanitarie e riabilitative, ricreative e di ricerca. All’Opsa lavorano circa 700 persone, considerando tra questi una sessantina di operatori socio-sanitari assunti da una cooperativa che svolge per lo più il servizio notturno di assistenza. Poi ci sono una quarantina di religiose e oltre duecento volontari. Per tenere in piedi questo colosso servono ogni giorno 75 mila euro. Inevitabilmente il bilancio dell’opera ha grandi cifre. Il conto economico del 2015 si è chiuso in pareggio a quota 26 milioni di euro. E si sa che il deposito bancario è sufficiente a garantire l’operatività del colosso anche in mancanza di entrate fresche. A fine 2015 le disponibilità liquide ammontavano a 3,3 milioni di euro. L’attività, peraltro, è “coperta” dal patrimonio ingente accumulato negli anni soprattutto grazie a eredità e donazioni: oltre 120 fabbricati (alcuni sono immobili funzionali all’attività dell’Opsa, circa metà sono abitazioni, una quindicina depositi e magazzini, il resto garage), un’ottantina di terreni, per lo più agricoli. L’Opsa ha in carico quote azionarie di valore irrisorio e comunque invendibili: sono 212 titoli di Allianz Subalpina, ricevuti in eredità e dal valore totale di 2.500 euro circa. Ma ha anche modeste partecipazioni in società immobiliari – anche queste ricevute in eredità - per un valore complessivamente non superiore ai 20 mila euro. Frutto di donazioni e di eredità sono anche i titoli della Popolare di Vicenza e quelli di Veneto Banca che l’Opsa ha accumulato nel suo patrimonio. Questi ultimi sono arrivati a valere 3,3 milioni di euro, prima del crollo che ne ha azzerato il valore. L’Opera ha provato a disfarsi di quei titoli negli ultimi tre anni, ma non è mai riuscita a venderli. Ma il principio di comportamento era e resta quello delle fondazioni di diritto civile: l’Opsa - da fondazione religiosa - è costituita da “beni” che devono essere messi a frutto per garantire le finalità.
È ricco anche il patrimonio del Seminario vescovile, che si occupa della formazione dei futuri presbiteri per la diocesi. Con ventotto dipendenti (compresi i professori), l’ente gestisce le tre sedi del Seminario maggiore, del Seminario minore di Rubano e la Casa Sant’Andrea alla Mandria. Nella sua “dote”, oltre agli immobili delle sedi, ci sono quindici appartamenti e due uffici in via Del Seminario, due appartamenti e un negozio in via Roma, sette appartamenti e due negozi in via Marghera, una ventina di appartamenti e due negozi in zona stazione. Completano il bouquet il Parks des Dolomites di Borca di Cadore, quattro ettari di terreno agricolo a Este e qualche immobile fuori città. Con gli affitti l’ente copre appena un quarto delle spese dei seminari. E poiché dalle partecipate non arriva niente, bisogna ancora fa conto sulle donazioni dei fedeli.
È invece molto modesto il patrimonio dell’Opera diocesana – Opera nostra Signora di Lourdes, che promuove opere di carità e di educazione morale e religiosa. La Fondazione gestisce la casa per ferie di Asiago e una casa di spiritualità a Fiesso d'Artico, da cui arriva una rendita minima, legata più che altro alle offerte. Tra i pianeti più grossi c’è, infine, il Movimento apostolico diocesano (Mad), che ha sede in via del Vescovado e che fino a poche settimane fa è stato presieduto da don Renato Marangoni, ora vescovo di Belluno e Feltre. Il Movimento ha compiti di formazione dei laici e di accompagnamento alla pastorale diocesana. Tra le sue proprietà (oltre al 12 per cento di quote di Antoniana sas) ci sono sette fabbricati: Casa Pio X di via del Vescovado, le Cucine economiche popolari, la Casa Maria Immacolata di via Manin, Casa Cavallotti, Casa Serena a Solagna, Casa Franceschi a Camporovere e Casa Meida a Pozza di Fassa, strutture – queste ultime – utilizzate quasi esclusivamente per campi scuola dell’Azione cattolica.
Cristiano Cadoni
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