Cinque rinvii a giudizio per la truffa alle banche con imprese “decotte”

Rilevavano aziende fallite e falsificavano i bilanci, ottenendo finanziamenti e crediti per milioni. A ottobre il processo



Con l’accusa di truffa nei confronti di cinque banche per aver beneficiato di linee di credito mai ripagate oltreché di bancarotta fraudolenta, saranno processati i cinque protagonisti di un’inchiesta che ha smascherato un gioco truffaldino.

gli imputati

Davanti al tribunale di Padova il prossimo 15 ottobre inizierà il processo a carico di Mauro Callegari, 61 di Codigoro in provincia di Ferrara anche se vive a Padova in via Serio (avvocato Enrico Cogo); Maurizio Lucchesi, 68 di Forlì (avvocati Marco Martines e Massimo Beleffi); Mirta Debbi, 60 anni di Ospedaletto Euganeo (avvocato Enrico Cogo); Dario Desirò, 49enne di Piove di Sacco (avvocato Tamara Fattore) e il veronese Giuseppe Cherobin, 61 di Oppeano. Hanno scelto di chiudere il conto con un rito alternativo previsto davanti al gup Claudio Marassi il prossimo 20 novembre altri due imputati: quel giorno patteggerà la pena Giuseppe Baglioni, 44enne di Anguillara Sabazia in provincia di Roma (avvocato Luca Greco) mentre affronterà un giudizio abbreviato il veneziano Fabio Matterazzo, 44 anni di Campolongo Maggiore (avvocato Alberto Sommaio). Sospesa la posizione della polacca Renata Maria Dabrowska, 50, in quanto risulta tuttora irreperibile.

L’inchiesta

Il 14 settembre 2018 sono arrestati Callegari e Lucchesi, ritenuti i “cervelli” della banda che, da più di un anno, aveva cominciato a prendere in mano aziende già ridotte a scatole vuote: taroccando i bilanci erano riusciti a scucire prestiti e finanziamenti a istituti di credito. Tutto inizia con banca Finit, con sede a Conegliano, che concede un mutuo di 150 mila euro a Emme V srl poi fallita. Altri soldi erano stati concessi dal Centroveneto Bassano Banca di Longare (150 mila euro); da Banca Adria 400 mila euro; da Banca Annia (330 mila). Lo stesso schema è stato attuato con la ditta individuale intestata alla Debbi. I prestiti sono incassati da Banca Popolare dell’Emilia Romagna (66.526 euro), da Bcc Sant’Elena (199.099 euro), da Veneto Banca (146.216 euro), da Banca del Veneziano (83.483 euro), dalla Banca Nazionale del Lavoro (87.243 euro). Altri soldi provenienti da prestiti bancari sono spariti con il fallimento di Dany Lamp Floor srl (2.110.000 euro) e di Mec Italia srl (1.030.000 euro). Per il fallimento Mec si è costituito parte civile il penalista Piero Someda; per Banca Finit si è costituito l’avvocato veneziano Umberto Pauro. —

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