Città metropolitana più vicina: il governo dice sì alla Ve-Pa

Apertura dei ministri Patroni Griffi e Cancellieri all'aggregazione tra Padova e Venezia: potrebbe nascere un’area da un milione e mezzo di abitanti, quasi una mini-Regione

PADOVA. Una grande città da un milione e mezzo di abitanti. L’inizio della fine del modello policentrico che ha fatto del Veneto una regione ricca ma non grande. L’accelerazione impressa da Flavio Zanonato (e soprattutto dal regista occulto, il vicesindaco di Padova Ivo Rossi) al processo di aggregazione alla Città metropolitana di Venezia sembra trovare porte aperte al Ministero della Funzione pubblica. Dove il ministro per la Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi, avrebbe detto sì al sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che lo ha incontrato nei giorni scorsi, e al sindaco di Padova Flavio Zanonato, con cui il ministro si è sentito telefonicamente nei giorni scorsi.

Sì dal Governo. E ieri sera il Governo (Patroni Griffi e Cancellieri), durante un incontro con l’Unione delle Province italiane, ha confermato disponibilità ad estendere le aree metropolitane. «L’articolo 18 della spending review - ha spiegato il presidente della Provincia di Firenze - che prevede la revisione delle Province, non consente attualmente l’estensione della città metropolitana rispetto ad altri territori che non appartengano a quella Provincia. Oggi invece, abbiamo colto una disponibilità a riconsiderare questo limite». Un’apertura che va incontro alle pressioni che giungono da alcuni comuni varesini che vogliono unirsi a Milano. E che sposa alla perfezione la richiesta di Padova e dei comuni del Padovano. Un’apertura che potrebbe davvero cambiare la carta geografica del Veneto: con la nascita di una Città metropolitana che, oltre al territorio provinciale di Venezia, comprenda Padova e una larga parte dei comuni della cintura padovana.

Nuovi poteri e competenze. Una città da un milione e mezzo milione di abitanti: che lungo l’asse dell’Autostrada Serenissima potrebbe far nascere davvero una nuova geografia del Veneto. Praticamente una mini-regione, capace di assorbire competenze e funzioni attualmente in capo alla Regione: pianificazione territoriale, urbanistica, programmazione commerciale, grandi reti di trasporti e infrastrutture, aree industriali. Scontato il no della Regione Veneto (perderebbe centralità, diventando praticamente residuale) l’opportunità di una grande Città metropolitana Venezia-Padova attira più di un appetito: soprattutto perché il nuovo livello istituzionale, nel giro di qualche anno, potrà calamitare risorse e investimenti significativi, dalle autostrade digitali alle smart city. Insomma, le vere risorse al Veneto passerebbero di qua e non più per Province e Comuni, destinati alla consunzione.

Le vecchie Province. Anche le Province sono destinate alla lenta consunzione:attualmente gestiscono viabilità, formazione, politiche per il lavoro, istruzione secondaria, caccia e pesca, pianificazione urbanistica, trasporti, turismo. Con il decreto del governo Monti che le trasforma in enti di secondo livello (con il presidente e un consiglio eletti praticamente dai sindaci o dai consigli comunali del territorio) le Province sono destinate a limitare a tre le loro attribuzioni: ambiente, viabilità e istruzione.

Le reazioni. Fiducioso anche Marco Stradiotto, senatore del Pd: «È un’accelerazione positiva, quella espressa da Padova e dal Padovano: vede la città metropolitana come un’opportunità, non come un ostacolo. Esprime l’esatto contrario di ciò che ha riportato la Regione. Va nella direzione giusta, di un’aggregazione più vasta con competenze e risorse da assegnare. Sono convinto che, se c’è un’intesa politica, anche il governo possa accogliere questa richiesta perchè non è contro ma per qualcosa di nuovo. La soluzione normativa si trova».

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