Cittadella, azienda e pallone uniti in un binomio vincente: ecco la Gabrielli Town

Il gruppo siderurgico è il secondo in Italia e fattura quasi 800 milioni. Fondato da Angelo nel 1954, può contare su 1.400 dipendenti 

CITTADELLA.

Se la chiamiamo Gabrielli Town (la città dei Gabrielli), qualcuno si offenderà all’ombra delle Mura? No, non crediamo. Perché da giovedì sera tutta Cittadella - e non solo - vive in simbiosi con società e squadra di calcio, protagoniste di un crescendo di risultati da sbalordire anche il più sfegatato dei tifosi. Società e squadra che sono proprietà di una famiglia storica a capo di un gruppo siderurgico - oggi Gabrielli Spa Unipersonale - fondato nel 1954 dal signor Angelo e che occupa il secondo posto nella classifica nazionale del settore. Andrea, che ha ereditato tutto dal papà, sia la guida del polo industriale che quella del club calcistico, è in uno stato di comprensibile agitazione per la portata dell’impresa realizzata da giocatori e staff tecnico: «Per piacere, è un momento delicato, preferisco non dire nulla...», è la sua cortese, ma ferma risposta alla richiesta di commentare il sontuoso 2-0 rifilato al Verona nella finale d’andata dei playoff per la Serie A. Dentro di sé coltiva il sogno di tutti: centrare un risultato leggendario.

SODDISFAZIONI

Cittadella deve molta della sua popolarità - sui social sono migliaia gli attestati di stima giunti da ogni parte d’Italia dopo la vittoria dell’altra sera - alla crescita esponenziale delle aziende Gabrielli, dislocate nel Veneto: oltre alla Gabrielli Spa della città murata, ci sono la Metalservice, la Venetanastri e la Gavinox di San Fior, la Metalplasma di Curtarolo, la Varcolor di Quinto Vicentino e la Ocsa di Crocetta del Montello, più un paio di stabilimenti in Friuli. Il tutto controllato dalla holding della famiglia, SO. FI. DA. Srl (Società Finanziaria Distribuzione Acciaio), che ha sede a Vicenza. I dipendenti sono 1.400, molti di loro figli e nipoti di operai che il fondatore Angelo chiamò a lavorare con sé sin dagli inizi della sua avventura. Il solco tracciato dal padre è stato seguito e allargato dai figli, Andrea e Piergiorgio, Margherita e Mariangela, tutti coinvolti nella gestione del gruppo. «Posso solo dire che le soddisfazioni non mancano anche in campo lavorativo», le parole pronunciate qualche tempo fa dal presidente, per il quale l’orgoglio di vedersi inserito nel 2017 al terzo posto per fatturato tra le aziende padovane (quasi 786 milioni di euro) fa il pari con il successo straordinario raggiunto nel calcio.

IL VALORE DI MARCHETTI

Il modello Citta è lo specchio di quella che è la “filosofia” industriale di Andrea e dei fratelli: serietà, concretezza e programmazione. E bilanci sani. Certo, fa impressione mettere a confronto il monte-stipendi della rosa del Verona con quello di Iori & C., da una parte più di 14 milioni di euro, dall’altra 3 milioni e 200 mila. Eppure questi sono il pragmatismo e la determinazione di Gabrielli e del direttore generale Stefano Marchetti, da 19 anni anima e corpo per i colori granata, co-artefice (l’altro è l’allenatore Roberto Venturato) della costruzione di un vero e proprio “gioiello” del pallone. Nulla è lasciato al caso, cambiano gli attori (addirittura 14 giocatori nuovi nell’attuale stagione), ma la sostanza resta la stessa. —

Stefano Edel
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova