Cittadella, il bimbo conteso torna in classe solo per un giorno

CITTADELLA. Il papà non firma il nullaosta, il bimbo conteso non può tornare a scuola. Non si spengono i riflettori sulla vicenda del bambino di 10 anni che ha fatto discutere tutta Italia. Dopo cinque mesi trascorsi lontano da casa, la Cassazione ha revocato la sentenza della Corte d'Appello di Venezia, riaffidando il piccolo alle cure della mamma. «Leo era felicissimo di essere tornato a scuola», racconta la donna.
«Mercoledì tutta la scuola l'ha festeggiato. Una serenità durata poche ore: a fine mattinata, la preside dell'istituto che mio figlio ha frequentato fino allo scorso ottobre mi ha contattato, informandomi che il padre non aveva firmato il nullaosta che la scuola elementare di Padova aveva già concesso. Da giovedì, quindi, il mio bambino non frequenta più la scuola dove ha trascorso gli ultimi 5 anni. Leonardo ha chiesto al papà di permettergli di tornare in classe con i suoi compagni di Cittadella, ma lui ha risposto che le lezioni deve prenderle a Padova. La nostra casa è a due passi dalla scuola. Andare a Padova significherebbe partire alle 5 del mattino, dato che io devo recarmi a Treviso per aprire la farmacia in cui lavoro».
La mamma lancia un appello all'ex marito: «Voglio la felicità di mio figlio. Per questo chiedo al padre di fare il primo passo: Leo, al momento, non se la sente di tornare a Padova, perché gli ricorda i 5 mesi vissuti lontano da casa. Non servono calendari, il papà può vederlo in ogni momento, basta firmi il nullaosta e faccia tornare il bambino a scuola». «Il piccolo deve assolvere l'obbligo scolastico», dice il sindaco Giuseppe Pan. «Per questo ho sentito la preside e il provveditorato per capire come sbloccare la situazione. In attesa che la legge faccia il suo corso, mi appello al buonsenso dei genitori, perché trovino finalmente un accordo per il bene del loro bambino».
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