E’ morto Lucio Babolin, padre dei giovani senza una famiglia
Il ricordo di don Ciotti: «Una persona dai sentimenti puri. Un uomo di poche certezze e tanti, sanissimi, dubbi»

Se n’è andato giovedì Lucio Babolin, 75 anni, una di quelle figure che hanno inciso a fondo nel tessuto sociale della città, spesso lontano dai riflettori ma sempre dentro le storie delle persone.
Originario di Saccolongo, dagli anni Ottanta e fino a circa due anni fa aveva scelto Cittadella come casa e come luogo dell’impegno quotidiano, legando il suo nome alla comunità di accoglienza per minori senza famiglia Maranathá, da lui fondata e guidata per decenni.
Un lavoro silenzioso, fatto di presenza costante e di scelte non scontate, che ha portato Babolin a diventare un punto di riferimento anche a livello nazionale. È stato presidente del Cnca, il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, attraversando una stagione complessa per il Terzo settore. Un periodo in cui, come ricordano in molti, l’impegno sociale veniva spesso liquidato come “buonismo”.
Lui non ha mai abbassato lo sguardo, continuando a difendere i diritti delle persone più fragili e la funzione anche politica del volontariato organizzato.
«Ho salutato Lucio per l’ultima volta una quindicina di giorni fa, all’hospice», racconta don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera. «Mi porto dentro il sorriso che gli ha attraversato il volto nel riconoscermi. In quel breve incontro senza parole si sono rinnovati l’affetto e la consapevolezza del cammino percorso insieme».
A Cittadella il suo nome è legato anche alla politica locale: nel 1994 si era candidato a sindaco, portando nel dibattito pubblico temi allora poco frequentati, come l’accoglienza, la responsabilità sociale, la centralità delle persone.
Non era un uomo di slogan, piuttosto di domande. «Una persona dai sentimenti puri, di grande umiltà e generosità», prosegue don Ciotti «uno di quelli che si mettono al servizio senza cercare protagonismi. Un uomo di poche certezze e tanti, sanissimi, dubbi».
Chi lo ha conosciuto lo ricorda così: rigoroso ma mai rigido, capace di ascolto, allergico alle scorciatoie. Anche quando la malattia lo ha colpito, l’ha affrontata «con dignità e coraggio», senza smettere di interrogarsi sul senso del cammino fatto. Il funerale si terrà oggi, 20 dicembre, alle 15 nella chiesa di Tencarola.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova







