Sequestrata una serra di marijuana: tre arresti, tra loro un pensionato

Trovate 434 piantine nello scantinato del capannone ben attrezzato. In carcere anche due albanesi

Cristina Genesin
La serra di marijuana sequestrata a Cittadella
La serra di marijuana sequestrata a Cittadella

Erano specializzati nella coltivazione di marijuana e, quando i carabinieri hanno fatto irruzione in quella serra allestita a Cittadella all’interno di un capannone in via dell’Industria 9, hanno sequestrato ben 434 piantine.

Una coltivazione portata avanti anche con sfrontatezza tanto che abitanti e lavoratori che passavano in zona avevano notato da tempo l’attività agricola, pur ignorando di che cosa si trattasse.

La sera del 4 novembre scorso il blitz dei carabinieri supportati dai vigili del fuoco dopo giorni di stretta osservazione.

E l’operazione si è conclusa con tre arresti in flagranza: quello di Patrizio Guarise, pensionato 69enne di San Martino di Lupari, e di due cittadini di origine albanese pur residenti in Italia, Anxhelo Hitaj, 22enne senza fissa dimora con un domicilio nella zona industriale cittadellese, e di Artenis Cobaj, 33, domiciliato nella casa di Guarise. Per oggi è prevista la convalida dei provvedimenti restrittivi davanti al gip (a difendere i tre gli avvocati Pietro Masutti, Pietro Someda e Francesco Lava).

L’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero padovano Roberto D’Angelo.

Secondo quanto emerso, Guarise, titolare di una ditta individuale che si occupa della commercializzazione di materiale edile, aveva preso in affitto lo stabile: all’interno dello scantinato era stata ricavata la serra.

Dopo alcuni giorni di controlli a distanza, l’altra sera i carabinieri hanno circondato l’immobile. Nello scantinato c’erano le luci accese e dalle finestre usciva un forte odore tipico della marijuana.

I due albanesi avrebbero cercato di scappare, ma non è stato possibile. All’interno dei locali sono stati trovati impianti di illuminazione, di aspirazione e di ventilazione con materiale elettrico e luci a led con tubi per l’irrigazione oltre a prodotti per la fertilizzazione delle piante. C’erano addirittura termometri per rilevare il grado di umidità dell’aria.

Insomma si trattava di una serra molto ben organizzata per garantire la crescita delle 434 piantine sequestrate.

Erano pure state allestite due camere da letto per il riposo dei “giardinieri” e un’area risultava adibita a cucina con prodotti alimentari.

Addosso a Cobaj sono stati trovati pure 5,40 grammi di cocaina. Guarise avrebbe ammesso di aver preso in affitto il capannone e di provvedere al pagamento di tutte le bollette ma anche di essere stato consapevole dell’attività svolta.

Un’attività che aveva richiesto qualche cautela, visto che una porta e alcune finestre erano state sigillate con pannelli e del nastro adesivo per impedire dall’esterno la visione di quello che accadeva dentro.

Tuttavia con il passare dei giorni forse i “giardinieri” si erano sentiti al sicuro. Forse troppo al sicuro, tanto da lavorare un po’ sfrontatamente all’esterno e farsi notare mentre Guarise si presentava periodicamente per svolgere i controlli.

La coltivazione, comunque, stava andando bene ed era previsto un ampliamento della serra da estendere al primo piano del capannone. 

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