Videosorveglianza a Stanghella, un percorso burocratico a ostacoli

Mattia Tessari, vicesindaco di Stanghella, denuncia il lungo iter per allestire le sentinelle digitali: «Quattro mesi per l’ok della Prefettura. E manca ancora il nullaosta di Anas per due varchi»

 

Alessandro Cesarato
Videosorveglianza, un percorso burocratico a ostacoli
Videosorveglianza, un percorso burocratico a ostacoli

Nel quadro dell’indagine sulla copertura dei sistemi di videosorveglianza comunale, il caso di Stanghella mette in luce le difficoltà burocratiche che spesso rallentano interventi ritenuti urgenti per la sicurezza.

Non si tratta di carenza di risorse o di volontà politica, ma della lentezza e complessità delle procedure amministrative che trasformano progetti concreti in percorsi a ostacoli.

Tessari è il vicesindaco di Stanghella
Tessari è il vicesindaco di Stanghella

«Il tema della sicurezza è certamente uno degli argomenti maggiormente sentiti dalla cittadinanza – esordisce il vicesindaco Mattia Tessari – Come amministratori non possiamo essere sordi di fronte alle richieste dei cittadini, che chiedono maggiore protezione e la possibilità di lasciare la propria casa senza il timore di furti o effrazioni». «Un tempo la sicurezza era legata quasi esclusivamente all’ordine pubblico e alla repressione dei reati. Oggi è più complessa, comprendendo prevenzione, presidio del territorio, illuminazione urbana, decoro, inclusione sociale e uso intelligente delle tecnologie. La sicurezza moderna si costruisce con una rete che coinvolge istituzioni, forze dell’ordine, amministrazioni locali e cittadini».

La realizzazione di un impianto di videosorveglianza viene considerata essenziale per incidere sia sul livello di sicurezza reale sia su quello percepito.

 

«Nel 2024, quando ci siamo insediati, ci siamo trovati con un sistema lacunoso e obsoleto – sottolinea Tessari – con molte telecamere non funzionanti, alcune operative solo nelle ore notturne perché collegate all’illuminazione pubblica e altre addirittura non alimentate. A ciò si aggiungevano criticità normative, con un regolamento comunale non allineato alla normativa nazionale ed europea sulla privacy, esponendo l’ente a rischi. Per questo motivo, nel 2025, il Comune ha deciso di investire in un nuovo impianto, progettando una moderna infrastruttura di trasmissione dei dati e condividendo con i carabinieri di Boara Pisani il posizionamento delle telecamere».

Oltre 5 mila telecamere nel Padovano, in media una ogni duecento abitanti
Una telecamera pubblica

Il percorso, tuttavia, si è rivelato lungo e faticoso. Il progetto ha richiesto il passaggio dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica della Prefettura di Padova, con un iter durato da giugno a ottobre. Resta ora un ultimo ostacolo: il nulla osta di Anas per due dei tre varchi previsti lungo la Statale 16 Adriatica. La richiesta, inviata il 7 ottobre e seguita da integrazioni il 31 ottobre e il 20 novembre, non ha ancora ricevuto risposta.

«Senza entrare nel merito della mole di documentazione richiesta – conclude il vicesindaco – è difficile accettare che un progetto di videosorveglianza, che dovrebbe rispondere concretamente e rapidamente a una domanda di sicurezza diffusa, si trasformi in un percorso burocratico così lento. Non per mancanza di impegno, ma per difficoltà strutturali che rallentano l’azione amministrativa e alimentano sfiducia tra i cittadini».—

 

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