Coca-party, chiesto il processo per l’avvocato Davide Bergo

PADOVA. A scalare quasi quotidianamente montagne di neve, sia pure con il naso, sono tanti frequentatori della cosiddetta Padova-bene o, semplicemente, della Padova-notturna: liberi professionisti, dj nelle “piazze” più note del Nordest o lungo i locali della costa adriatica, cantanti, operatori nel mondo della sanità. Una lunga lista di persone che, lo scorso inverno, hanno sfilato davanti agli investigatori nel ruolo di “consumatori di cocaina” convocati in questura per raccontare dove, da chi e quante volte alla settimana avevano l’abitudine di comprare la loro dose. Un giro vorticoso e affollato, ma soltanto in quattro rischiano di finire a processo perché protagonisti di compravendite che non si limitavano all’uso personale. Anzi, secondo la ricostruzione del pubblico ministero Benedetto Roberti – supportato dagli uomini della Squadra mobile di Padova guidata dal vicequestore aggiunto Marco Calì – al centro di quel mercato c’erano due tunisini, i grossisti, e l’avvocato Davide Bergo, per gli amici “Dadi”, 46 anni, originario di Piove di Sacco e residente in via Euganea, temporaneamente sospeso in via cautelare dall’esercizio della professione forense, ora sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria dopo un periodo trascorso agli arresti domiciliari.
Conclusa l’indagine, il magistrato ha sollecitato il rinvio a giudizio nei confronti del legale e dei cittadini tunisini Zouhair Mahmoudi detto Misha, 40 anni, e Hassene Lazhar, 30, entrambi detenuti nella casa circondariale Due Palazzi, oltreché dell’attore Mario (Max) Parodi, 45 anni, originario di Genova.
Negli ultimi due anni e mezzo Bergo avrebbe procurato cocaina (a pagamento) ad amici e conoscenti, tra loro un amico calciatore di seconda categoria, presenza immancabile alle sue feste, e un farmacista del centro storico di Vicenza. Servizio a domicilio: non serviva neppure che il legale si scomodasse più di tanto, lo stupefacente arrivava direttamente nel suo appartamento in dosi quotidiane (o quasi) per lui e gli altri. E se gli amici lo contattavano al telefono per avere qualche rifornimento? Se non aveva “la bamba” a disposizione, era lui stesso a indirizzarli verso uno dei due tunisini che vendevano la “neve” in piazzale San Giovanni o vicino al bar ”Cristallo”: tra i clienti, un noto cantante lirico. Tante le seratine organizzate dall’avvocato tra piattini di neve che giravano senza sosta di mano in mano e ripetute “pippate” documentate dalle telefonate intercettate.
Un giorno Bergo sbotta: «Potrò farmi una riga in tranquillità o no? Perché devo sempre elargire a tutte quante?». Tra le persone informate sui fatti, sentite dagli inquirenti, anche il ventitreenne rampollo di una famiglia del mondo dello spettacolo italiano al quale Bergo aveva venduto un paio di dosi di cocaina: il ragazzo lo aveva contattato al telefono. E l’amico-avvocato aveva raggiunto il giovane in un hotel di Castelfranco Veneto, dove la madre del giovane cliente era stata invitata per ricevere un premio.
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