«Ciao Ricky, nelle acque del mondo cercavi risposte»
A Codiverno di Vigonza l’addio a Rocco, il pescatore di 27 anni inghiottito da un’onda l’8 dicembre a Lanzarote, nelle Canarie

«Caro Riccardo, ti abbiamo visto crescere lungo il fiume davanti a casa. Lì io e papà ti abbiamo insegnato a pescare. Crescevi e crescevano anche i tuoi sogni e quel fiume è diventato troppo piccolo. Hai cercato fiumi più grandi, poi il mare, infine l’oceano, sempre alla ricerca delle risposte di cui avevi bisogno. Spero che tu ora le abbia trovate tutte. Sei stato un grande pescatore, soprattutto sei stato un figlio, un fratello e a volte un complice. Sei stato uno zio premuroso e presente. Spero che ora tu sia in pace, come l’acqua del fiume che continua a scorrere davanti a casa. Ciao Ricky». Straziante e commovente è stato l'addio tributato da Alberto Rocco all'amato fratello minore Riccardo in una vigilia di Natale mai così triste per il paese.
Una morte tragica, quella di Riccardo, deceduto l’8 dicembre scorso a Lanzarote, nelle Canarie, trascinato via da un’onda anomala mentre pescava sugli scogli. Un evento inimmaginabile, che ha distrutto le esistenze della famiglia Rocco. Niente sarà più come prima neanche per Codiverno, dove Riccardo aveva vissuto tutti i suoi 27 anni.
La chiesa della Santissima Trinità di Codiverno era gremita per il funerale dello sfortunato giovane. Tutta la frazione vigontina si è stretta alla mamma Francesca e al papà Angelo, alla sorella Silvia, ad Alberto, alla cognata e ai nipoti. Tanti i giovani, che non sono riusciti a trattenere il pianto. «Ci sono dei momenti di scoraggiamento, di smarrimento in cui sembra proprio che continuare a vivere, a lottare, a gettare le reti non abbia più senso», ha detto don Fernando Fiscon, riallacciandosi al Vangelo di Luca in cui Gesù chiede a Pietro di avere fiducia in lui e di gettare nuovamente le reti dopo una notte infruttuosa. «Ci sono dei momenti in cui la speranza viene meno», ha continuato il sacerdote rivolto ai famigliari, «ma proprio in quei momenti il Signore ci mette accanto qualcuno come Riccardo, che ci tende la mano, ci rialza, ci ascolta, ci dona qualche suo prezioso consiglio e ci dice, come Gesù disse a Pietro, non abbatterti, vai al largo, getta la rete di nuovo, fidati di me. E tu siccome lo consideri un amico leale, anche se la tua ragione e i tuoi calcoli ti dicono che dopo una notte di pesca andata a vuoto non vale la pena di ripartire per una nuova retata, tu riparti in barca, tenti di nuovo, non ti scoraggi perché sai che vale la pena fidarsi di quell’uomo che è diverso da tutti gli altri e ciò che promette lo mantiene».
Chi era Riccardo lo ha raccontato Marco, il migliore amico. «Ricky sembrava una persona semplice, ma non lo è mai stato. Era profondo, intelligente e curioso. Con due tubi di nastro isolante riusciva a costruire qualunque cosa, persino un cannone. Aveva una curiosità infinita, si informava nel dettaglio, e una bontà indescrivibile. Per me e per molti altri non era solo un amico, era un fratello. Ricky era forza, bontà, altruismo e istinto. Era capace di uscire dai binari su cui spesso nella vita ci fissiamo tutti. A volte si faceva male, ma spesso trovava strade di esperienze meravigliose che io, restando fisso sul mio percorso, non avrei mai vissuto. Ed è anche grazie a questo che mi ha insegnato a vivere. Da qualche parte c’è scritto che il corpo è un tempio, io l’8 dicembre ho perso un’altra colonna portante, non sarà più lo stesso senza lui. Ma qualcosa ancora ci insegna, ci insegna ad apprezzare la vita, ad essere buoni con gli altri perché non sappiamo mai quando arriverà il nostro momento e ciò che resterà sarà il ricordo di chi, come lui, ha saputo vivere con il sorriso anche quando tutto sembra andare contro. Per questo Ricky non se ne andrà mai via davvero».
La musica techno che Riccardo amava e il suono lento delle onde del mare che si infrangono sugli scogli insieme al grido dei gabbiani ha accompagnato il feretro che usciva dalla chiesa, coperto di rose bianche.
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