Collesei, 60 anni di Salone: «Così è cambiata Padova»

Domani sarà l’ultimo giorno di lavoro per il macellaio Francesco Collesei, il decano delle botteghe del Salone. Dopo 60 anni di presenza continua ai banchi 11 e 12, Collesei senior, residente a Legnaro, lascia il posto al figlio Nicola, oggi titolare del banco limitrofo, n. 13, che si sposta nei due banchi del padre, mentre l’attuale macelleria sarà guidata dal dipendente Mattia Carraro.
Collesei, se lo ricorda l’anno in cui cominciò a lavorare sotto al Salone?
«Correva l’anno 1959. Era sindaco Cesare Crescente. Avevo 15 anni. La macelleria, aperta già dal 1922, era gestita da papà Roberto e mamma Cesira Bezzon. Per tre anni sono rimasto garzone di bottega. A 18 anni sono diventato primo collaboratore. Sono diventato macellaio esperto studiando come preparavano e tagliavano la carne i macellai storici che c’erano sotto il Salone, tra cui i Garbin, i Michelotto, i Canton, i Borsetto, i Cardin e gli Zulian. Era l’epoca in cui si macellavano e si vendevano tanti polli. La passione per le bistecche arrivò subito dopo. Sono diventato titolare della bottega nel 1970, quando c’erano ancora gli effetti del boom economico. Venivano a comprare la carne le famiglie “in” della città, tra cui i Pagnan, i Tabacchi, i Romanin Jacur, Antonio Carraro e tanti politici tra i quali l’ex sindaco Paolo Giaretta».
Che ruolo ha avuto la sua famiglia nel suo lavoro e sulla sua vita in generale?
«Ieri come oggi, la famiglia ha rappresentato tutto. Ho sposato Maddalena Masiero, originaria di Granze di Camin, nel 1967. Nel 1968 è nata Cristina, oggi dipendente comunale. Nel 1969 Nicola, oggi tra i più noti commercianti del Salone e nel 1972 Chiara, l’unica laureata (in economia a Ca’ Foscari, a Venezia), oggi assicuratrice. Senza di loro ed in particolare senza l’aiuto di mia moglie non avrei mai raggiunto gli obiettivi che mi ero posto».
Ma lei, nella vita, non è stato solo un macellaio.
«È vero. Nella mia Legnaro sono stato anche presidente della squadra di calcio, che militava in promozione. Esattamente dal 1978 al 1992. Sono stato io a cedere al Padova il campione Pippo Maniero, che oggi allena l’Aurora Legnaro. Per 5 anni sono stato anche presidente della Pro Loco di Legnaro, dal 1995 al 2000. Un modo di sentirsi più vivo e restare vicino alla comunità in cui si è nati e cresciuti e si vive».
Come vede il nuovo assetto del Salone, in cui sembra esserci una buona collaborazione tra l’amministrazione comunale e il Consorzio, guidato da Paolo Martin?
«Io stesso ho fatto parte del direttivo ai tempi dei presidenti Paolo Giacomin, Lucio Zulian e del primo mandato di Paolo Martin. Ho 75 anni, ma sono sempre stato favorevole al cambiamento, pur nel rispetto della storia del Salone. Ammiro il nuovo corso intrapreso dai colleghi che sta portando benefici a quasi tutti gli associati. Gli affari stanno andando bene anche per me».
E adesso? Farà solo il pensionato?
«Per vivere a lungo non si deve restare troppo in casa, magari incollato alla televisione. Non tutti si ricordano che, da amatore, correvo per la squadra ciclistica del Salone, in cui c’erano anche Lucio Zulian ed Ermanno Dovadola. Ho tanti anni, ma il fisico sembra reggere bene. Quindi farò attività sportiva e farò sempre tante passeggiate nelle campagne di Legnaro, dove si respira aria buona. Ogni tanto farò un salto a Padova, a salutare mio figlio Nicola ed i colleghi». —
Felice Paduano
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova