Mercato in piazza delle Erbe, crisi senza fine: restano 17 banchi
L’addio di Bissacco e dei coniugi Acampora: «Questo lavoro non conviene più». Ormai i bengalesi sono più numerosi degli italiani: «Noi più disposti al sacrificio»

A fine mese i banchi sopravvissuti in piazza delle Erbe, dove il mercato giornaliero dura da ottocento anni, saranno solo 17: in passato arrivarono anche a 74.
I titolari del banco, oggi gestito dai coniugi Sonia e Bruno Acampora, restituiranno la concessione al Comune perché hanno deciso, dopo tanti anni di lavoro in cui si devono svegliare ogni giorno alla mattina alle 5, di riposarsi: «Anche noi abbiamo diritto alla pensione» hanno detto qualche giorno fa visto che, ormai, non aprono più il banco ogni giorno «questo è un lavoro che non è più conveniente dal punto di vista economico. Siamo stanchi di fare sempre sacrifici che non vengono apprezzati».

L’altro banco in ritirata è quello gestito dalla decana delle piazze, Bianca Bissacco, 84 anni sulle spalle che, ora, cominciano a farsi sentire. Bianca, solitamente aiutata dalla figlia che, però fa un altro mestiere, non apre più il banco da circa tre mesi e in piazza nessuno sa se abbia ceduto la licenza a un altro fruttivendolo oppure abbia deciso di restituirla al Comune.
Ma la diminuzione dei banchi in piazza sta passando tutt’altro che inosservata: «Anche io e mia madre Francesca stiamo valutando se lasciare Piazza delle Erbe» osserva Riccardo Vanìa «i clienti diminuiscono giorno dopo giorno. Ci sono troppi supermercati anche intorno alle piazze, pensiamo anche solo a Pam local e Despar ma, solo leggermente più lontano, in via Zabarella, c’è anche la Coop. Dall’anno in cui gli “scissionisti” si trasferirono in Prato della Valle, vicino alla fermata del tram, il numero dei banchi si è ridotto sempre di più. Ma questo succede anche perché le diverse amministrazioni comunali, che si sono succedute nel corso degli anni, hanno fatto ben poco per motivare noi mercanti italiani a continuare a lavorare in piazza. Un esempio per tutti: da due anni ci hanno comunicato che sarebbe stato ripristinato il pollicino Diretto Piazze. Invece non se n’è fatto nulla».

Anche i bengalesi che ormai sono 9 sui 17 banchi attuali, commentano la situazione che si èvenuta a creare.
«Personalmente prevedo che entro il 2030, in Piazza delle Erbe ci saremo solo noi» dice Dhali, che gestisce un banco vicino alla fontana: «Gli italiani si sono stancati di fare una vita di sacrifici, dove non si guadagnano più i soldi di una volta anche perché la frutta e la verdura sono rincarate al mercato all’ingrosso. Noi, invece, ai sacrifici ci siamo abituati, il nostro obiettivo è garantire un futuro sicuro ai nostri figli, migliore rispetto alla vita che conducevamo nel nostro Paese, quindi ci accontentiamo anche di guadagnare meno degli. Per fortuna i nostri clienti aumentano».
Del resto la crisi dei fruttivendoli in piazza delle Erbe sta facendo preoccupare anche i clienti che non si riconoscono nella grande distribuzione.
«Il numero di banchi si sta progressivamente adattando alla reale richiesta dei consumatori rendendo più stabile e solida la presenza degli operatori attivi» sostiene tuttavia l’assessore al commercio Antonio Bressa «inoltre il mercato fa i conti con il difficile ricambio generazionale, ma tutto questo non compromette la permanenza a lungo termine di questo mercato storico della piazza a cui siamo tutti affezionati. Presto incontreremo le associazioni degli ambulanti e faremo il punto insieme».
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