Collezioni e sfilate virtuali: ripensare la moda usando la tecnologia 3D

Coronavirus a Padova, Michela Gaiofatto: "L'isolamento mi ha costretto a spingere sul digitale: meno passaggi e meno consumi, ecco come"

PADOVA. Trovarsi nel proprio studio nel pieno della creazione della collezione primavera/estate 2021, soli con la propria creatività, l’intero mondo bloccato dalla pandemia. Michela Gaiofatto, designer padovana, vive questa lunga quarantena con tutte le preoccupazioni del caso, ma ha scelto di sfruttare il momento per sviluppare il progetto Visual_Fashion, che si avvale di digitale e tecnologia 3D per snellire i passaggi della progettazione delle collezioni.

La stilista ha creato nel 2014 il brand Gaiofatto, i suoi capi hanno sfilato a Parigi, Milano, Dubai fino ad Alta Roma. Michela ha sempre avuto una certa attenzione per l’ambiente, ogni sua collezione è stata pensata per avere un impatto minimo, sprechi ridotti e rispetto della filiera.

«Amo la moda, ma è il secondo settore a livello mondiale che causa più inquinamento», osserva, «Ho sempre cercato di lavorare in modo sostenibile, e forse, con questo lungo blocco forzato, qualcosa si può cambiare. Da tempo pensavo a un progetto che riducesse gli sprechi dovuti ad alcuni passaggi della produzione. Quando è partito il lockdown, stavo lavorando alla collezione 2021 e avevo iniziato alcune consulenze importanti con aziende cinesi e coreane, che guardano il digitale con attenzione. Nonostante i loro Paesi siano stati i primi colpiti dalla pandemia non si sono fermati finché il blocco è diventato mondiale. Ho pensato di sfruttare il momento, per sviluppare la mia idea e iniziare a farla conoscere. Ho già i primi riscontri anche da aziende italiane».

Il progetto Visual_Fashion nasce per contenere costi, eliminare lunghi passaggi, lasciando più spazio alla creatività. Un modo per guardare a un futuro diverso, con una moda più sostenibile, che si rinnova anche nella comunicazione: si parla già di presentazioni, sfilate virtuali e di influencer creati ad hoc. La pandemia potrebbe portare una rivoluzione del sistema moda.

«Di solito le collezioni partono dai disegni degli stilisti, affidati poi al gruppo di collaboratori che prova modello e tessuti fino ad arrivare al prototipo dell’abito. Questo passaggio comporta dispendio di tempo, carta e tessuti», continua la designer, «tutto si può realizzare in 3D, con la possibilità di correggere i difetti, testare le rese dei tessuti e colori, senza togliere lavoro o professionalità, anzi permettendo ai creativi di concentrarsi sui dettagli e dare un prodotto finale migliore». Michela pensa anche a sfilate e comunicazione.

«Ci sono brand importanti che ipotizzano la presentazione delle collezioni virtuali, con modelli indossati su personaggi virtuali. Le sfilate sono state spostate, ma potrebbero essere annullate. Resta la necessità di mostrare le collezioni. Tra le idee ci sono gli influencer virtuali, potrebbero essere i nuovi testimonial della moda sostenibile». —

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