«Colonscopia in sedazione? Esaurite le prenotazioni»

«Buon giorno, vorrei prenotare una colonscopia con sedazione profonda». «Mi spiace, le prenotazioni sono chiuse a data da destinarsi, anche se ha l’impegnativa con indicata la priorità. Solo in quest’ultimo caso, possiamo compilare una scheda con i suoi dati e sarà la centrale del Cup (il call center del Centro unificato prenotazioni dell’Azienda ospedaliera) a contattarla eventualmente». Se alcune branche della diagnostica in medicina convenzionata sono di fatto inaccessibili per l’utente, non va meglio per una serie di visite specialistiche pure passate dalla “mutua” per usare una vecchia terminologia, ovvero pagate dalla sanità pubblica sia pure (per i non esenti) dietro versamento del ticket di circa 45 euro.
Una visita pneumologica? Al telefono, dall’altro capo del filo, sempre gli operatori del Cup invitano il paziente alla... pazienza. Il primo appuntamento disponibile nel reparto di Fisiopatologia respiratoria dell’Azienda ospedaliera è per il 17 agosto 2015. E se c’è la necessità di una visita pneumologica nella Medicina del lavoro, i tempi sono un po’ più accelerati. La data più vicina? Il 28 maggio 2015, con un balzo dall’estate alla primavera, naturalmente restando nel prossimo anno: di visite, entro l’anno in corso, non se ne parla neppure.
E la gettonata oculistica? Salvo i casi in cui un paziente, già prenotato, rinunci all’ultimo alla visita – e informi il Cup della disdetta, liberando il posto al fortunato in coda – il primo appuntamento disponibile all’ospedale Sant’Antonio è per il 15 giugno 2015, mentre i tempi si accorciano di un paio di mesi nel Distretto sanitario numero 1, in via Scrovegni, con la prima visita possibile per il 17 aprile 2015.
Naturalmente, è bene precisare, si tratta di visite con l’impegnativa del medico di famiglia senza la priorità e, quindi, l’urgenza. Visite cui si ricorre, di solito, nell’ambito della prevenzione oppure per risolvere malanni non gravi al punto da convincere il medico di base a segnalare l’urgenza, cioè la necessità di una corsia rapida e preferenziale per il paziente.
Sanità d’eccellenza a Padova, non c’è dubbio. Ma sanità pubblica di difficilissimo accesso per alcune specialità molto richieste. Quando la prestazione medica è erogata “in privato”, totalmente di tasca del paziente”, la “musica” cambia totalmente. E, di regola, l’appuntamento viene fissato nell’arco di qualche giorno o di una settimana al massimo. Il che significa che, in tempi di crisi, le famiglie scelgono sempre meno di fare prevenzione. E addirittura di curarsi, se non per le patologie gravi, perché visite ed esami specialistici, ormai, si traducono in un lusso che in tanti non possono più permettersi.
«È stato tagliato il budget anche dei medici convenzionati esterni. E tante famiglie, prive di accesso alla medicina pubblica, rinunciano a esami, diagnosi e terapie se non è strettamente necessario» sottolinea Carlo Tobaldo, presidente del Comitato dei diritti del malato di Padova che ha sede al 4° piano del monoblocco nell’Azienda ospedaliera. «Tra aprile e maggio il budget dei convenzionati è spesso già completamente esaurito o quasi» continua, «E il paziente deve aspettare l’anno successivo per una visita».
Ma non si dovevano evitare le code aprendo gli ospedali di notte, era stata la promessa della Regione?
Il presidente Tobaldo non risparmia critiche: «Tra il settembre e il dicembre scorsi sono stati investiti sui 35 milioni di euro in Veneto. I risultati? Mai divulgati. È stato un battage pubblicitario e non se ne parla più. Alcune Usl della Regione si sono rivolte a strutture convenzionate esterne per risolvere il problema delle attese, pagandole extrabudget e risparmiando rispetto alle aperture festive e notturne. Una soluzione intelligente». Ma le code restano, almeno per Padova. «E intanto è stato previsto che, nei referti, sia riportata la spesa della prestazione in carico al “pubblico”. Una trovata ipocrita. Al cittadino, che paga le tasse e gli stipendi agli amministratori pubblici, va anche rinfacciato il costo per garantirgli la salute?» osserva il presidente Tobaldo. Che conclude: «Sarebbe più onesto ammettere: certe prestazioni non saranno più garantite. Offrire servizi e prestazioni con simili liste d’attesa, invece, è una presa in giro. Forse si dimentica una cosa importante: una popolazione che si cura, si traduce in meno ricoveri, meno farmaci e meno assenze dal lavoro. Insomma in più bassi costi sociali».
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