Colpo di spugna sulle valvole killer, ma la Cassazione apre la strada ai risarcimenti

Definitivamente assolti il cardiochirurgo Casarotto, Vittorio e Luca Sartori, ma con una formula diversa da quella della Corte d'appello. Colpevoli solo due manager brasiliani e il progettista statunitense
PADOVA. Due morti e più di 30 pazienti costretti a sottoporsi a un nuovo intervento a causa di una valvola cardiaca difettosa piazzata nel mercato sanitario a suon di tangenti. Quasi dieci anni tra l'inchiesta e i processi. Ieri sera, alle 22, l'ultima e definitiva sentenza: assolti i principali attori del più grande scandalo della sanità italiana degli ultimi decenni. Colpevoli solo i due manager brasiliani dell'azienda produttrice, la Tri Technologies, finiti chissà dove, come il progettista statunitense.


Per quanto riguarda i reati di omicidio colposo e lesioni colpose, esce «pulito» il professor Dino Casarotto, all'epoca dei fatti direttore del centro cardiochirurgico «Gallucci» dove furono impiegate le cosiddette valvole killer. Liberati da ogni responsabilità, sempre per i reati colposi, anche gli importatori e distributori di quelle protesi, l'imprenditore padovano Vittorio Sartori con il figlio Luca e il loro braccio destro Giovanni Albertin. Identica la formula: il fatto non costituisce reato. In secondo grado, invece, i giudici d'appello avevano assolto Casarotto «per non aver commesso il fatto» grazie alla difesa del penalista Cesare Vanzetti e del professor Mauro Ronco, capaci di far ribaltare la condanna inflitta in primo grado a 5 anni e 9 mesi di carcere, pronunciata sia per i fatti colposi che per la corruzione poi dichiarata prescritta. Non una semplice variazione linguistica, dunque, quella adottata dai giudici cassazionisti. Nuove le implicazioni o almeno tali da lasciare qualche barlume di speranza alle vittime e ai loro familiari. Se la sentenza di secondo grado sbarrava del tutto la strada ai risarcimenti, con l'espressione «il fatto non costituisce reato» non viene impedita la proposizione di una causa civile, poiché non si esclude una forma di responsabilità contrattuale o extracontrattuale in capo al cardiochirurgo e all'Azienda ospedaliera.


Ma i tempi del «civile» sono biblici, è noto. E oggi con tanta amarezza nel cuore - quello che racchiude i sentimenti e le emozioni - come trovare la forza per combattere ancora e i soldi (tanti) per mandare avanti la battaglia? Qualche paziente, come Santi Annuario, colpito da ictus (un effetto collaterale di quella valvola difettosa) e ridotto in carrozzella, è morto prima della conclusione del processo di primo grado, lasciando ieri sera una famiglia incredula, sgomenta, ormai incapace di credere a una qualunque idea di giustizia.


In secondo grado i Sartori e Albertin erano stati condannati a 2 anni e 4 mesi per i reati colposi (anche per loro era stata dichiarata prescritta la corruzione). «Dopo dieci anni finalmente è arrivata l'assoluzione» ha commentato il professor Carlo Taormina, legale dei Sartori. Confermate le condanne pronunciate in appello per i dirigenti della fabbrica brasiliana che aveva realizzato le valvole, la Tri Technologies, e per il progettista statunitense: a Rubens Junqueira De Sousa e Ivano Sergio Joviano Casagrande erano stati inflitti 4 anni e 6 mesi, mentre al progettista statunitense Thomas Reif 3 anni, 4 mesi e 15 giorni (in primo grado le condanne erano state, rispettivamente, di 5 anni, 5 anni e 3 anni e 9 mesi).


Gli unici a non sorridere sono i legali di parte civile, i difensori dei pazienti morti e delle loro famiglie nonché dei malati che sono riusciti a salvarsi: l'avvocato Alvise Fontanin, Giovanni Maria Barcati e Jacopo Barcati del foro di Treviso con il collega Bruno Bertolo del foro di Padova. Eppure davanti ai giudici della Cassazione, ieri pomeriggio, il procuratore generale aveva chiesto l'annullamento della sentenza di assoluzione pronunciata in secondo grado nei confronti del professor Casarotto, con rinvio del procedimento ad altra sezione della Corte d'appello di Venezia per celebrare un nuovo processo. E la conferma della condanna per i coimputati. Nulla da fare per la corruzione contestata, le tangenti incassate per far acquistare dall'ospedale le valvole Tri Technologies: «pur dandosi per provato che esistesse un rapporto corruttivo tra Casarotto e i distributori», come scrissero i giudici di secondo grado, il troppo tempo trascorso ha impedito l'esercizio dell'azione penale. Il reato, infatti, era già prescritto, cioè azzerato, due anni fa perché i processi avevano marciato a rilento.


Adesso pure per l'omicidio colposo e le lesioni colpose provocate da quelle protesi cardiache difettose certificate dal Tü di Monaco (due funzionari e un consulente dell'ente furono assolti già in primo grado), si scopre che non c'è alcun responsabile. Che sia stata tutta una montatura?

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova